Isfar Sarabski e la sua band ci faranno scoprire il mugham dell’Azerbaijan

Appuntamento di spessore questa sera a Fano Jazz by the Sea. Al “Village“ avremo invece i “Ghost Horse“ con Dan Kinzelman

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di Claudio Salvi

Il jazz come punto di incontro con altre musiche. Sarà all’insegna delle contaminazioni la sesta giornata di Fano Jazz by the Sea, una delle più interessanti sotto il profilo artistico. Protagonista del concerto serale alla Rocca Malatestiana (ore 21,15) sarà il quartetto del pianista azero Isfar Sarabski, artefice di un mix fra jazz e la musica tradizionale del suo paese di origine, genere chiamato “mugham“. Al suo fianco Behruz Zeynal al tar, particolare strumento a sei corde simile al liuto, Makar Novikov al contrabbasso e Sasha Mashin alla batteria. Biglietti posto unico: intero 20 euro, ridotto 18.

Nato nel 1989 a Baku, Azerbaijan, Isfar Sarabski, si è formato al celebre Berklee College of Music di Boston per poi vincere nel 2009 la Solo Piano Competition del Montreux Jazz Festival e aggiudicarsi l’anno dopo l’Honorary Artist of Azerbaijan e lo Zirva State Prize. Pronipote del cantante Huseyngulu Sarabski, figura leggendaria della musica azera, Isfar Sarabski ha firmato il suo debutto discografico nel 2021 con Planet, specchio di un’idea eclettica del jazz, dove il linguaggio di derivazione afroamericana si mescola con esplorazioni elettroniche, echi sinfonici e un pianismo che può rammentare Rachmaninov, oltre che col mugham. Per lui, infatti, i confini tra i generi non esistono, sin da quando era bambino: "I dischi in vinile di mio padre erano letteralmente i miei giocattoli", ricorda oggi, "Mi affascinavano la meccanica del giradischi, i grandi dischi neri e, naturalmente, il mondo di melodie, armonie e ritmi che si rivelavano ad ogni ascolto. Anche oggi ricordo esattamente le sensazioni che la mia prima percezione di dischi di Dizzy Gillespie, o registrazioni di musiche di Bach e Chopin, hanno innescato in me".

Nel giro di pochi anni Isfar Sarabski ha suonato con la Royal Philarmonic Orchestra e con musicisti come Mino Cinelu, Mark Guiliana, Terri Lyne Carrington, Dhafer Youssef, solo per fare qualche nome: un’altra dimostrazione della sua versatilità. Nel pomeriggio, per la sezione Exodus – Gli echi della Migrazione, alla Pinacoteca San Domenico (ore 18,30; ingresso 2 euro), il sassofonista Dimitri Grechi Espinoza proporrà la sua solo performance The Healing Sax. Dimitri Grechi Espinoza torna a Fano per presentare il suo nuovo progetto in totale solitudine, The Healing Sax, naturale prosecuzione ed evoluzione di Oreb, che tante soddisfazioni ha dato al musicista toscano di origini russe che da tanti anni esplora le fondamentali conoscenze che le culture tradizionali trasmettono sul significato spirituale del suono e sul suo corretto uso terapeutico.

Un’ora dopo al Jazz Village, a ingresso gratuito, sarà la volta dei pirotecnici Ghost Horse del sassofonista americano Dan Kinzelman. Infine, sempre al Village e ingresso libero, per Cosmic Journey (ore 23), spazio al sound del trio Phresoul: David Paulis (basso), Giacomo Ferrigato (chitarra, synth) e Enrico Truzzi (batteria).

Il trio si muove liberamente sull’asse che parte da Bitches Brew di Miles Davis e attraversa il tempo fino alla visione di Flying Lotus, trascinando con sé la sperimentazione e la ricerca del groove, in mezzo secolo di musiche afroamericane. Anche per oggi c’è dunque un programma da non perdere.