"L’emergenza-urgenza va ripensata. Sulle ambulanze infermieri al centro"

Per il Siiet, vanno resi autonomi con un algoritmo che indichi cosa fare: "Basterebbe quasi sempre. E risparmieremmo"

"L’emergenza-urgenza va ripensata. Sulle ambulanze infermieri al centro"

Andrea Andreucci, presidente di Siiet (Società italiana infermieri emergenza)

"Ripensare il sistema dell’emergenza-urgenza nelle Marche guardando a realtà più evolute come Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Toscana". La proposta è del presidente nazionale di Siiet (Società italiana infermieri emergenza), Andrea Andreucci, profondo conoscitore del sistema d’emergenza-urgenza marchigiano sul quale ha costruito, a luglio, la propria tesi di laurea magistrale in Scienze infermieristiche. "Nella maggior parte dei casi – afferma – gli infermieri sono più che sufficiente per gestire le situazioni di emergenza. La Regione Marche e i direttori delle unità operative li dovrebbero mettere nelle condizioni di operare in maniera autonoma e di erogare le prestazioni necessarie sulla base di algoritmi decisionali condivisi (istruzioni operative) che devono indicare con precisione cosa fare di fronte alle diverse casistiche, dall’arresto cardiaco alla difficoltà respiratoria, dall’infarto e all’ictus. Purtroppo, invece, i colleghi delle Marche continuano a lavorare come dei soccorritori non sanitari e spesso e volentieri si fa campagna terroristica sull’assenza dei medici a bordo delle ambulanze".

La soluzione è negli algoritmi?

"Gli infermieri marchigiani, che sono fortemente specializzati, con competenze di alto livello e capaci di affrontare situazioni critiche a rischio vita, se disponessero di tali algoritmi sarebbero in grado di risolvere il 95% dei casi d’emergenza".

Perché nelle Marche tali algoritmi non sono utilizzati?

"Perchè si fa lobbismo a vantaggio dei medici, spesso pagati 1200 euro a turno o a gettone, modalità che serve a risolvere il problema della carenza di personale medico. È bene guardare cosa avviene negli altri territori. Faccio un esempio: nelle Marche operano 40 unità medicalizzate, in Romagna solo 7, mentre il resto dell’attività di emergenza è gestito dagli infermieri che trattano i pazienti sulla base degli algoritmi. Questo per dire che non serve fare polemica sull’ambulanza che domenica mattina è intervenuta in spiaggia priva di medico. Tra l’altro le Marche sono una regione medicocentrica anche se spesso si scelgono medici che non hanno formazione specifica nell’emergenza e si pagano tanto. Questo è vergognoso anche per la razionalizzazione delle risorse".

Secondo lei quando il medico è un valore aggiunto rispetto all’infermiere?

"In tutte le circostanze in cui sono necessarie competenze ulteriori a quelle infermieristiche, come nel caso dei traumi gravi. Per questo non servono medici generici, ma specialisti in emergenza-urgenza o in anestesia e rianimazione, che sappiano fare la differenza. Quando parlo di specialisti non mi riferisco ai Met (Medici di emergenza territoriale) abilitati sulla base di corsi di 6 mesi, organizzati dai sindacati, e a cui spesso si iscrivono neo laureati, in formazione specialistica o medici di guardia medica, ma anestesisti rianimatori o medici di medicina d’urgenza con cinque o sei anni di specializzazione".

Anna Marchetti