Lisippo Fano, l'arma della comunicazione per riportare la statua in Italia

Sito, raccolta firme e crowdfunding per un documentario: le nuove azioni

I protagonisti delle iniziative promosse per riportare in Italia il Lisippo

I protagonisti delle iniziative promosse per riportare in Italia il Lisippo

Fano (Pesaro e Urbino), 10 novembre 2019 - Sito internet (lisoppoinitalia.it), raccolta firme internazionale e crowdfunding per la realizzazione e promozione di un documentario sull’Atleta Vittorioso diretto dal giovane regista pesarese Giovanni Piscaglia: sono le tre azioni messe in atto per il rientro del Lisippo in Italia. Si punta sulla comunicazione a livello internazionale per sensibilizzare l’opinione pubblica e soprattutto per contrastare «la distorta narrazione messa in atto negli Stati Uniti dal Getty Museum dove l’Atleta Vittorioso si trova dal 1974».

La statua era stata ripescata 10 anni prima al largo di Fano e successivamente portata all’estero clandestinamente. Al sito internet seguiranno le pagine facebook, instagram e twitter e successivamente sarà attivato un blog con tutti gli aggiornamenti relativi alla vicenda. A dare vita a queste tre iniziative un comitato promotore formato da Tristano Tonnini (l’avvocato dell’associazione le Cento Città che nel 2007 per primo, insieme al professore fanese Alberto Berardi, ha avviato l’azione giudiziaria contro il Getty Museum), Oliviero Gessaroli (presidente dell’associazione «L’Arte in Arte» di Urbino e responsabile della rivista on line «Vivarte»), l’ingegnere Tommaso Belletti (l’informatico responsabile del sito), Lorenzo Bernardini (tirocinante della Procura) e Florinda Rufo (esperta di comunicazione).

«L’Italia - hanno spiegato - è il Paese in cui lo scultore Lisippo ha vissuto, operato per lungo tempo e dove ha creato due delle sue più grandi opere L’Eracle e lo Zeus. I canoni scultorei del Lisippo hanno costituito un modello di riferimento nell’arte italiana dall’epoca romana al Rinascimento». Ieri la presentazione ufficiale con la partecipazione del sostituto procuratore della Procura di Pesaro, Silvia Cecchi che da anni si batte per la restituzione dell’opera e che ha ricordato come tre giudici diversi abbiano ribadito che la statua appartiene allo Stato italiano e che dunque va riconsegnata. Tra l’altro a giugno 2018 il Tribunale di Pesaro ha ordinato la confisca dell’Atleta di Fano «ovunque esso si trovi» a cui è seguita la rogatoria internazionale. Il fatto che siano passati 50 anni dall’esportazione della statua non pregiudica il diritto dell’Italia a richiederne la restituzione perché, secondo quanto riferito da Lorenzo Bernardini della Procura della Repubblica, «nonostante i reati di esportazione illecita siano prescritti, la confisca è sempre possibile per le opere d’arte». La rogatoria internazionale per la restituzione della statua è stata inviata dalla Procura della Repubblica di Pesaro il 5 luglio scorso al Ministero della giustizia italiano che ha già provveduto a notificarla al Dipartimento di giustizia americano.

«Nella rogatoria - ricorda Bernardini - abbiamo specificato l’assenza della buona fede da parte di chi ha preso la statua e l’ha portata negli Usa, abbiamo insistito sul fatto che la statua è stata presa in acque territoriali italiane e sulla consapevolezza dell’illecita provenienza». «Sappiamo informalmente - ha aggiunto Bernardini - che è stato presentato ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, ma siamo convinti che la sentenza sarà favorevole all’Italia». Per quanto riguarda la possibile opposizione del Getty, la dottoressa Cecchi ha parlato «di una collaudata giurisprudenza internazionale in base alla quale si deve dare corso al giudicato di un altro Paese, soprattutto in una materia sensibile come quella delle opere d’arte. Sarebbe una grave eccezione se la California non accettasse la richiesta di restituzione del Lisippo da parte dell’Italia. Credo che la via diplomatica sia conveniente principalmente per il Getty Museum». A sostegno dell’iniziativa per il rientro in Italia dell’Atleta di Fano anche Arcablog, l’associazione per ricerca dei crimini contro l’arte.