Lucarelli, raggiola solare

Sfumature di verde balsamico nell’extravergine del saggio contadino di Cartoceto

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Roberto Lucarelli lustra la sua bottiglia prima ancora di attaccarci l’etichetta. Dal vetro di colore verde scuro si nota un contenuto petrolifero, ma non è carburante, è olio extravergine di raggiola pura e senza trattamenti chimici. L’ha appena franta e ne va fiero. E’molto contento che le sue piante abbiano saputo riempire quel contenitore dal valore altamente simbolico con un cibo (l’olio extravergine è un tale) così buono e importante: "Possiamo dire che è una delle annate migliori", dice. Il significato, dunque: quella bottiglia fino all’anno scorso arrivava da Mariupol (Ucraina), distrutta dalla guerra, così Roberto ha ripiegato su una ditta locale, a Gradara. Si capisce perché per lui l’olio extravergine di quest’anno abbia un valore doppio, non solo organolettico. Ma vediamo di capirci. Le sensazioni organolettiche sono complesse. Potremmo parlare di verde cobalto alla vista e di una fluidità materica densa, consistente, da cui salgono profumi che spaziano dall’edera, alla lavanda selvatica con scorza di cedro. Vegetale profondo e freschezza allo stesso tempo. Un extravergine di personalità. L’assaggio è inizialmente netto, con vena di felce secca sanguinosa, quindi si spande in tutta la sua polposa essenza per liberare infine una squadra di polifenoli armati di antiossidanti che spruzzano alla gola la caratteristica sensazione di pungenza infinita, che è sintomo di un olio medicinale, oltre che dal gusto prelibato. Foglia di pomodoro, certo, ma anche ammandorlato secco e nota fresca di bergamotto. Un olio squamoso, che nuota al palato risalendo fino alla memoria. Un extravergine di classe, da abbinare a insalate, oppure a zuppe di legumi, o ancora alla tagliata ai ferri, e infine a un pesce di sostanza al forno. Un cibo nel cibo.

d.e.