Marina dei Cesari in mano ai giudici

Domani il tribunale di Pesaro deciderà se dichiarare il fallimento. Cazziol: "Comunque non cambia niente"

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Il futuro di Marina dei Cesari nelle mani del Tribunale di Pesaro che domani mattina dovrà decidere se pronunciare o meno la sentenza di fallimento. Qualunque sia la decisione, assicura Alberto Cazziol, socio di riferimento e liquidatore di Marina dei Cesari "la vita quotidiana del porto potrà continuare perché la gestione dei rapporti con la clientela per tutta la durata della concessione è affidata a Darsena dei Cesari (un’altra società priva di debiti bancari) con la quale sono stipulati e restano in vigore tutti i contratti con i diportisti ed alla quale fanno riferimento i dipendenti che, quotidianamente, continueranno ad assicurare il buon funzionamento del porto turistico".

Ma come si è giunti a questo punto? "L’istanza di fallimento – ricorda Cazziol – era stata presentata da parte dei nuovi creditori all’inizio del 2020, ma una adeguata serie di argomentazioni prodotte da Marina dei Cesari avevano indotto il Tribunale di Pesaro, nell’estate dello stesso anno, a rigettare l’istanza". Contro quella decisione i creditori avevano presentato reclamo alla Corte d’Appello di Ancona che "ha riformato – spiega Cazziol – la sentenza del Tribunale di Pesaro". E così si arriva alla decisione di domani. Marina dei Cesari fa già sapere che, in caso di sentenza di fallimento "ritenendo radicalmente infondato il decreto della Corte d’Appello, provvederà ad assumere ogni iniziativa impugnatoria". Cazziol ricostruisce la storia del porto turistico fin dalla sua origine: "Concepito inizialmente come opera interamente pubblica, ha rischiato per anni di rimanere un’incompiuta perché erano venuti a mancare i fondi pubblici per la sua realizzazione". L’iniziativa imprenditoriale di Cazziol "ha reso possibile il suo completamento, in base a una concessione demaniale rilasciata nel 2003, con una durata di 75 anni e scadenza nel 2078".

L’imprenditore milanese inizialmente "sostenuto da una piccola cordata di imprenditori fanesi poi allontanatisi" si è ritrovato "a reggere da solo l’onere gestionale e finanziario dell’opera che, innegabilmente ha dato un sostanziale contributo all’economia del territorio. Oltre a incoraggiare il turismo nautico, fino ad allora inesistente, ha sostenuto lo sviluppo di una fiorente industria nautica locale, offrendole un elemento infrastrutturale indispensabile: uno sbocco a mare, attrezzato per il varo e l’allestimento finale delle imbarcazioni. Il decollo del porto turistico è stato entusiasmante, nei primi anni di vita si è riempito completamente di imbarcazioni non solo di diportisti locali, ma anche di armatori provenienti dal nord Italia e da alcuni Paesi europei. Poi è arrivata la crisi finanziaria internazionale, iniziata attorno al 2008, e Marina dei Cesari ha perso in pochi mesi quasi metà dei suoi clienti. E’ riuscita a riprendersi quasi completamente, ma attorno al 2011, ai tempi del governo Monti, il mercato è ripiombato in una crisi profonda, che ha visto quasi dissolversi in Italia l’economia legata al diporto nautico. Quando si intravedevano i primi spiragli di una possibile ripresa che avrebbe consentito la vendita dei posti barca, è arrivato il covid. E il porto turistico ha faticato a mantenere stabile il proprio numero di posti barca e non è stato possibile dare un forte impulso all’attività liquidatoria che avrebbe consentito l’integrale pagamento di tutti i debiti stante l’abbondante maggior valore delle attività rispetto alle passività, come è emerso da varie perizie".

E ancora Cazziol: "Per molto tempo le banche hanno pazientato, ma a un certo punto hanno dovuto svendere’ il loro credito ad una delle molte società specializzate del settore. Ogni tentativo di conciliazione si è arenato e l’istanza di fallimento arrivata all’inizio del 2020 da parte dei nuovi titolari del credito non ha aiutato a superare gli ostacoli".