Fano, padre padrone a giudizio per maltrattamenti

Per anni avrebbe reso la vita impossibile alla sua famiglia. A una delle figlie, in particolare, della quale non tollerava il fidanzato egiziano

Un episodio di maltrattamenti in famiglia (foto d'archivio)

Un episodio di maltrattamenti in famiglia (foto d'archivio)

Fano (Pesaro Urbino), 23 settembre 2021 - Per anni si sarebbe comportato da marito e padre padrone, rendendo la vita impossibile alla sua famiglia. A una delle figlie, in particolare, della quale non tollerava il fidanzato egiziano. Al punto di arrivare a sfondare la porta del garage in cui la coppia era andata a vivere per sfuggire alla sua rabbia. Una rabbia incontenibile che avrebbe rivolto anche contro gli altri figli e che ha raggiunto il culmine quando la moglie ha deciso di chiedere la separazione.

Un’ipotesi per lui inaccettabile che lo ha mandato fuori di testa, tanto che qualche mese fa ha anche tentato il suicidio. Ma all’ennesimo episodio di violenza, ad agosto 2020, la moglie ha deciso di mettere fine a quell’inferno domestico e lo ha denunciato. Ieri, quel 50enne fanese, difeso dagli avvocati Giovanni Orciani e Simone Angelini Mattei, è stato rinviato a giudizio per maltrattamenti in famiglia. In udienza, si è costituita parte civile, assistita dall’avvocato Alessandra Angeletti, la moglie, ma non i figli. Secondo l’accusa, negli ultimi mesi, l’imputato avrebbe dato vita a un’escalation di violenze contro la coniuge e i tre figli. A mandarlo fuori di testa, sarebbe stata la relazione di una delle ragazze con un uomo originario dell’Egitto.

L’avrebbe chiamata con appellativi pesanti, arrivando un giorno a sfogare la rabbia contro un quadro, spaccandolo. "Questo pugno avrei dovuto darlo in faccia a mia figlia, dovevo stendere lei", aveva gridato. Poi si sarebbe girato verso la figlia col braccio pronto a colpire, ma la moglie era corsa per mettersi nel mezzo, ricevendo il pugno sulla mandibola. Mamma e figli si erano poi rinchiusi in camera e la mattina successiva, secondo il loro racconto, avrebbero trovato la casa a soqquadro e cibo sparso per terra. I litigi con la figlia sarebbero continuati ancora. In un’altra occasione, l’avrebbe minacciata di dare fuoco alla sua auto e un’altra ancora le avrebbe spezzato le chiavi con delle tenaglie.

La ragazza si era vista costretta ad andare a vivere in garage col fidanzato. Ma il padre l’avrebbe perseguitata anche lì. Un giorno, stando al capo d’accusa, sarebbe entrato con la forza sferrando pugni e calci, rompendo la rete del letto e insultando: "adesso tu e quell’extracomunitario di m… andate a dormire sotto a un ponte".

Ne scaturì una lite culminata in un pugno sferrato dal padre alla porta di ingresso che andava a sbattere sulla spalla della figlia. Rapporti al limite anche con la moglie, alla quale, dopo che aveva annunciato di volerlo lasciare, avrebbe detto: "Se mi chiedi la separazione ti brucio la macchina".