Pane alle stelle? Gli agricoltori tornano al grano

Gli imprenditori hanno visto schizzare all’insù il prezzo del cereale dopo anni e anni di magra. Ora si prospetta una congiuntura favorevole

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di Silvano Clappis

Schizza il prezzo del pane al dettaglio e tutta questa catena alimentare sale in carrozza nella rincorsa agli aumenti. A partire dal grano che è uno dei prodotti "base" della nostra agricoltura provinciale. Gli imprenditori agricoli hanno infatti visto schizzare all’insù il prezzo del cereale dopo anni e anni di magra.

"Il prezzo del grano duro – dice Denis Bernabucci, segretario provinciale della Confagricoltura che ha sede a Fano lungo la via Flaminia – è quasi raddoppiato rispetto a quello dello scorso anno. Oggi viene valutato a circa 55 euro il quintale, mentre l’anno precedente viaggiava sui 2930 euro al quintale. Anche se il discorso sulla farina che si produce soprattutto col grano tenero è una questione che si affronta ormai da anni su scala internazionale, il mercato e dunque i prezzi sono fatti a livello mondiale, possiamo affermare che i nostri agricoltori locali possono trarre finalmente un po’ di benefici da questa rivalutazione dei prezzi".

Non è quindi un caso che la semina – che si sta effettuando dal 20 ottobre scorso – nella stragrande maggioranza dei terreni coltivati in provincia di Pesaro e Urbino questa stagione sarà a grano. "Sicuramente ci si è orientati a seminare grano – continua il direttore Bernabucci – in misura maggiore rispetto agli altri anni. Dalle nostre parti le alternative sono assai poche, di solito lo si alterna al girasole, ma quest’anno ci sono condizioni favorevoli per seminare il grano". Il mercato mondiale dei cereali risente in particolare della mancata produzione da parte del Canada e della decisione di Russia e Cina di incrementare le scorte, con la conseguenza evidente che il prezzo del grano è salito in maniera vertiginosa nello spazio di pochi mesi. Tutta la filiera ne ha risentito fino ad arrivare al consumatore finale attraverso il prodotto più diffuso e richiesto, vale a dire il pane. Bisogna stare però attenti perché non è tutto oro quello che luccica.

L’andamento al rialzo del prezzo del grano con conseguente aumento della produzione trascina con se anche gli articoli complementari, ad esso collegati.

"Così come succede in altri settori produttivi, ad esempio quelli industriali o l’edilizia, - sottolinea Denis Bernabucci, direttore della Confagricoltura di Pesaro e Urbino – una percentuale maggiore nella semina del grano genera un aumento dei costi di produzione, dai concimi al gasolio.

Bisognerà quindi stare molto attenti affinché il mondo agricolo riesca a sfruttare questo momento senz’altro positivo senza però bruciarsi le dita". Troppe volte in passato gli agricoltori sono rimasti scottati: le basse quotazioni del grano per diverse stagioni a mala pena riuscivano a coprire le spese di gestione, tanto che in molti erano costretti a vendere il cereale sottocosto.

Ora si prospetta una congiuntura favorevole per il mondo agricolo fanese che è il più consistente e rappresentativo nella nostra provincia, e bisognerà augurarsi che l’annata, iniziata con la semina, si concluda la prossima estate con un buon raccolto.