Morto nell'incidente a Fano, chi era Patrick Mencoboni. Il ricordo degli amici

Abitava a Centinarola, faceva il gommista, aveva un figlio di cinque anni. Le lacrime degli amici sul luogo della tragedia: "Era un ragazzo sempre allegro"

Incidente a Fano, nel riquadro Patrick Mencoboni

Incidente a Fano, nel riquadro Patrick Mencoboni

Fano, 13 gennaio 2020 - "Ci vediamo al bar di Cuccurano alle tre". Lo ha detto Patrick Mencoboni, 24 anni, detto Menco, salutando gli amici che avevano trascorso con lui la serata di sabato, in un pub di Ponte Murello aperto fino a notte fonda. Si sarebbero ritrovati, come sempre, nel piazzale del bar "Sogno cafè", ma la fatalità ha voluto che lo schianto mortale avvenisse poco prima del locale, contro un caseggiato abitato da immigrati pakistani, a pochi metri dal luogo concordato, storico ritrovo della comitiva di Patrick.

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Il fragore dell’impatto ha svegliato i residenti e ai lori occhi è apparsa una scena straziante. Nella vettura, ridotta a un ammasso di lamiere aggrovigliate, è rimasto intrappolato il 24enne, mentre il suo amico, Nicolò Uguccioni, 19 anni, è riuscito a uscire e si è adagiato stordito sul ciglio della strada. Poco dopo sono arrivati i soccorsi e i vigili del fuoco, che hanno tagliato le lamiere dell’auto per aprire lo sportello del lato guida.

Patrick Mencoboni abitava nella frazione di Centinarola e, dopo gli studi all’istituto Don Orione, aveva scelto di fare il gommista nella ditta di famiglia. Era padre di un figlio di cinque anni, che viveva con la mamma a Fano. "Menco era un ragazzo responsabile quando guidava – dice tra i singhiozzi la sua amica e coetanea Martina, studentessa di Economia, accorsa sul luogo dell’incidente ieri mattina – e mi fidavo ciecamente di lui, perché era l’unico con cui mi sentivo sicura in macchina. Non mi spiego questo schianto fatale, ho saputo che proprio qui hanno sparso del sale, forse è stato tradito dall’asfalto ghiacciato…".

"Mi vengono in mente tanti ricordi - aggiunge - pensando ai tempi della scuola, a quando alcune volte con gli amici siamo andati nella sua officina per fare dei lavori alla macchina. Lui ha sempre mostrato grande disponibilità, senso di amicizia e affetto". Sul quel tratto di selciato, dove sono rimasti detriti, paletti divelti e fazzoletti di carta insanguinati, ieri mattina c’era anche Veronica, la barista del "Sogno cafè", che piangeva a dirotto, ancora incredula per quanto accaduto: "Patrick era un ragazzo sempre allegro – ricorda -, che aveva la battuta pronta e amava stare in mezzo alla gente. Per me era come uno di famiglia. Portava spesso al bar il suo figlioletto, a cui era molto legato e che coccolava amorevolmente".

Davanti al locale ieri si sono ritrovati tanti coetanei di Patrick, alcuni usciti insieme a lui sabato sera. Nei loro occhi lucidi si leggeva lo sconforto per una fatalità così crudele, che si è consumata a due passi da quello spiazzo, a pochi secondi di strada, dopo una serata passata in allegria.