Fano, i pensionati chiedono più certezze su ospedali e servizi

Sono pronti alla mobilitazione. La Cisl pone alla Regione 6 domande ben precise

Medici all'opera

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Fano (Pesaro Urbino), 30 settembre 2017 - Sanità: i pensionati della Cisl Fano pronti alla mobilitazione. «Il tempo dei proclami – affermano – delle chiacchiere e delle decisioni poi smentite, rettificate o sospese è terminato. Occorrono fatti e risposte precise». La Cisl pone alla Regione 6 domande ben precise: «Come, quando e con quali risorse si costruirà il nuovo Ospedale Marche Nord? Nel frattempo come si intende organizzare il servizio sanitario nelle due strutture (Santa Croce e San Salvatore ndr) e che si intendono posizionare i diversi servizi? Come si intende organizzare il sistema delle reti cliniche e della presa in carico? Che ruolo avranno gli ospedali di Urbino e Pergola e le strutture ospedaliere di Fossombrone, Cagli Sassocorvaro?».

«Perché non viene attuato a Pergola quanto previsto dalle delibere regionali? Quando si concretizzerà l’offerta sanitaria delle case della salute oggi diventate “ospedali di comunità”? Quale sarà il ruolo del privato nella sanità provinciale?». Per i pensionati della Cisl Fano «è finito il tempo delle attese e chiedono un confronto con i sindaci e i livelli politici e decisionali della Regione». Il sindacato, inoltre, riporta l’attenzione sul nuovo nosocomio Marche Nord «di cui non si conosce né il progetto, né tanto mento i tempi per la sua realizzazione ed i relativi finanziamenti» e mette in evidenza «i disagi causati ai cittadini dalla razionalizzazione dei reparti e delle strutture ospedaliere di Pesaro e Fano».

E ancora, sull’entroterra: «La mancata realizzazione degli “Ospedali di Comunità”, il cui avvio non è dato conoscere, non ha impedito di tagliare posti letto. L’entroterra è stato ulteriormente privato dei servizi più elementari e necessari, continuando a subire un pericoloso svuotamento di offerta sanitaria. Va ribadito il forte disagio delle liste di attesa, della disorganizzazione dei servizi e della graduale perdita di fiducia dei cittadini che, nonostante il prodigarsi degli operatori sanitari sottoposti a ritmi di lavoro intollerabili, alimenta una pesante mobilità passiva, con ulteriori disagi e costi sia per chi è costretto a rivolgersi fuori regione sia per le risorse marchigiane, sottoposte ad una vera e propria emorragia verso le regioni limitrofe».

«La gestione centralistica della Regione, ha accentuato i processi burocratici e tecnocratici determinando un vero e proprio distacco dalle esigenze del territorio. Il numero dei posti letto nell’area Vasta 1 deve essere riportato nella media dei posti letto previsti nelle Aree Vasta della Regione Marche».