Pestaggio per lo smalto, condanne pesanti

Inasprite le pene per i due ventenni che avevano aggredito Lupini e Pasquino alla Rocca. E uno dovrà anche versare un risarcimento

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di Elisabetta Rossi

Processo bis sul pestaggio alla Rocca per lo smalto alle unghie, condanne più severe per due della gang che a maggio 2021 avevano rapinato e aggredito due pesaresi. Tre anni e 6 mesi di carcere a Rida Bouzidi, il 20enne marocchino, accusato di aver fratturato il naso e un dito a Simone Pasquino, che aveva fatto da scudo col suo corpo per difendere l’amico Luigi Lupini, preso di mira dalla gang di 8 ragazzi, tra cui diversi minorenni, perché aveva le unghie laccate e il ciuffo biondo. Due anni, 2 mesi e 20 giorni è invece la pena inflitta ad Ashraf Alkheir, anche lui 20enne e originario del Marocco, a cui la procura di Pesaro contesta solo il reato di rapina e non l’aggressione. Accusa che Alkheir ha sempre negato.

Nel primo processo, il giudice aveva condannato i due imputati a pene più basse: Bouzidi a poco più di 2 anni, mentre Alkheir a un anno e 8 mesi. Ma il pm Giovanni Narbone, che aveva chiesto più di 4 anni di reclusione per entrambi, aveva impugnato la sentenza (con ricorso "per saltum") davanti alla Corte di Cassazione, mettendo in evidenza che il giudice aveva calcolato la pena sulla base di una legge superata da una più recente del 2019. I giudici supremi hanno accolto il ricorso, annullato la decisione e rinviato al Tribunale di Pesaro per un processo bis per il riconteggio degli anni di carcere. E l’altro giorno, è arrivata la seconda sentenza con il nuovo calcolo. Pene dunque decisamente più alte.

Ma la pronuncia bis ha effetti anche sul portafoglio di uno degli imputati, Bouzidi (difeso dall’avvocato Luca Piscaglia). La sentenza annullata aveva anche cancellato la condanna al pagamento di 1500 euro di risarcimento danni a Lupini, che (con l’avvocato Marilù Pizza) si era costituito parte civile. La nuova invece ha riaccolto la parte civile nel processo e condannato quindi al pagamento del risarcimento. Pasquino, parte civile insieme al padre Giuseppe (avvocati Cristiana Cicerchia e Stefano Zaffini), quello che ha riportato la frattura al volto e al dito, si è invece già rivolto al Tribunale civile per chiedere i danni. "Farò appello – commenta il legale di Alkheir, l’avvocato Massimiliano Orrù di Rimini – è vero che ci sono state riconosciute le attenuanti generiche e ci è stato applicato il minimo della pena. Ma con il giudizio d’appello, il mio assistito potrà ancora stare ai domiciliari. E forse tornare a lavorare. Ha avuto un’offerta come falegname per un cantiere nautico ad Ancona".