Petrolio verde dall’uliveto

L’extravergine di Leccino di Galiardi tra carburi di lavanda e mineralità calcarea

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Dopotutto anche l’olio extravergine di oliva è una questione affettiva, diremmo di amore. Per capirlo basta seguire la traiettoria della mosca olearia, il temuto parassita che con il suo volo si deposita in quella meravigliosa e sensuale trappola ormonale che Giordano Galiardi appende agli alberi intrisa di profumo maschile: la mosca crede di trovare il suo compagno e s’infila invece nel giaciglio eterno. In questo modo non buca l’oliva. Così Giordano evita la chimica nell’uliveto, preferendo salvaguardare la natura che per lui è una questione primordiale. La natura stessa è Giordano Galiardi coltivatore che dire di biologico è poco e che assieme ad altri porta avanti la filosofia del rispetto integrale di ciò che gli sta attorno. Cos’altro dunque può finire in bottiglia se non un olio extravergine in purezza? Anzi diremo un "petrolio" di uliveto per limitaci alla selezione di leccino, moraiolo, coratina, maurino, raggiola, frantoio, nocellara, rosciola franta quest’anno. Una raccolta precoce, in ottobre, al termine di una estate infinita e ricca di sole. Alla vista più che un olio è, appunto, un petrolio e si svela nel suo metafisico verde cobalto. Poi libera una serie di sensazioni olfattive taglienti, verticali, ficcanti assolutamente balsamiche, con richiami al carburo di macchia mediterranea (tipici della lavanda selvatica che cresce sulla roccia) e all’assenzio, seguite da incursioni agrumate di bergamotto e quindi da tostatura di nocciola. Al sorso masticatelo, ha una consistenza polifenolica materica, minerale di argilla, con via via emergere di foglia verde di edera e piccantezza di ortica. Finale astringente e pugente di pino silvestre. Un olio santificante.

d.e.