Fano, la piscina riapre ma è a rischio. "Servono lavori, ma costano troppo"

L'appello della Fanum Fortunae Nuoto. "Se qualcuno può darci una mano si faccia avanti"

Stefano Pivaro, vice presidente della società Fanum Fortunae Nuoto

Stefano Pivaro, vice presidente della società Fanum Fortunae Nuoto

Fano, 7 settembre 2018 - "Se c'è qualche cittadino illustre che ci può dare una mano si faccia avanti…. noi ce l’abbiamo sempre messa tutta per tenere aperta la Dini Salvalai, ma ora non sappiamo proprio più che fare". E’ un grido d’aiuto quello lanciato alla vigilia della riapertura della piscina (lunedì prossimo) da Stefano Pivaro, il vice presidente della società Fanum Fortunae Nuoto che gestisce l’impianto natatorio di Sant’Orso. "Ho smesso di lanciare grida d’allarme – spiega – perché sono già tre anni che siamo messi così. Ma nonostante tutti i problemi che abbiamo avuto, quest’anno con i nostri ragazzi abbiamo fatto più di 40 podi alle gare regionali. Abbiamo saputo creare un folto gruppo di atleti agonisti molto forti e circa 2mila associati che usufruiscono dei nostri servizi. Per tenere aperta la Dini Salvalai lavoriamo incessantemente giorno e notte, mettendo in ballo i nostri soldi per una struttura pubblica, ma ora ci sono da fare investimenti di gran lunga superiori alle nostre possibilità".

Agli atavici problemi di riscaldamento e areazione, quest’anno sulle spalle della Fanum Fortunae Nuoto se n’è infatti aggiunto uno burocratico che ha proprio del kafkiano. Un problema che è stato creato da una vecchia scelta dalla Provincia, che ha funzionato bene fino ad oggi, ma con cui ora si devono fare i conti: ma né quell’ente pubblico né il Comune sciolgono il nodo che è finalmente giunto al pettine. «La piscina è del 1974 - la prende alla larga Pivaro per arrivare al problema vero –. Noi, in conformità alle normative, agli accordi e alle convenzioni col Comune, la prossima settimana siamo pronti ad aprire. Abbiamo fatto tutte le manutenzioni ordinarie che ci competono, però anche quest’anno abbiamo un grande problema: la caldaia che lavora a metà regime e ci costa molti più soldi in termini di metano. Per questo abbiamo dovuto anche acquistare uno scambiatore da mille litri (3500 euro) per far arrivare acqua calda nelle docce. Dovremmo sostituire anche l’impianto di areazione che ha più di 40 anni… però non abbiamo i soldi perché ci dobbiamo accollare un’altra spesa imprevista».

E’ qui che casca l’asino. «Nella fase di passaggio dell’impianto da Provincia e Comune, che sembra si debba concretizzare tra poco – rivela Pivaro –, si dovranno fare delle modifiche strutturali all’impianto: la Provincia dovrà togliere alcune pareti e poi come Fanum Fortunae dovremo andare a rimetterle, perché in quella struttura creata tanti anni fa in maniera non regolare, ci sono dentro tutte le centraline della clorazione e le centraline elettriche che non posso lasciare allo scoperto».

Per cedere la struttura al Comune, infatti, la Provincia dovrà consegnare la Dini Salvalai della stessa cubatura della costruzione del 1974, evidentemente ampliata senza modificare l’accatastamento. Dal canto suo però il Comune non si prende la responsabilità di finanziare il ripristino di un’opera abusiva. Se la deve prendere la Fanum Fortunae? «Spero che qualcuno ci aiuti – conclude Pivaro – perché questa è l’unica piscina a Fano». Oltre a questi problemi ci sono poi da prevedere i soldi per la copertura della struttura perché «piove dentro la piscina e dentro la palestra».