Porto, battaglia navale tra due colossi

Da una parte Azimut Benetti e dall’altra il fondo Colombia con dietro i Cecchini

Un tratto del porto di Fano

Un tratto del porto di Fano

Fano, 17 luglio 2018 - La battaglia navale sull’area Marina Group sta volgendo ormai al termine con il gruppo Azimut Benetti che cerca di ampliare i suoi spazi in questa zona del porto per la costruzione di yacht tra i 24 e i 27 metri. Una battaglia navale perché nel mezzo ci sono i tremila metri di capannoni dell’area dei Cecchini, famiglia che ha ormai da tempo l’appoggio finanziario del fondo di investimenti Colombia, che fa capo ad un grande gruppo vicentino che opera nell’ambito della chimica. «Mi dispiace, ma noi non possiamo rilasciare dichiarazioni», chiude Andrea Zanzo, l’uomo del fondo di investimento che sta trattando proprio l’area di sua compotenza all’interno del consorzio Marina Group. Gente con le spalle larghe finanziariamente, per cui le trattative tra Azimut – primo gruppo italiano del settore – e il fondo Colombia-Cecchini sono state del tipo: «Offriamo questa cifra per la vostra area». La risposta: «Per questa cifra noi compriamo la vostra...». Comunque sia, chi è dentro ai problemi della cantieristica locale, sa perfettamente che si arriverà ad una forma di compromesso tra i due ‘colossi’.

«Azimut vuole concentrare una produzione di yacht medi su Fano e per fare questo – dice Lodovico Doglioni, architetto navale – ha bisogno di grandi spazi, esattamente di tutti gli 8mila metri quadrati dedicati alla cantieristica. Questo anche per una questione di costi: se si calcolano 10 imbarcazioni all’anno a 4 milioni l’una, si ha un fatturato di 40 milioni. Cifra che consente un investimento di questo tipo». Se non si raggiungerà un accordo tra i due contendenti, è possibile che il duo Cecchini-Colombia vada alla costruzione dei capannoni per poi darli in affitto ad Azimut Benetti, che proprio la settimana scorsa avevano in città uno dei suoi numero uno, e cioè Riccardo Lari, che fa parte del cda.

Azimut Benetti che ha altri capannoni alla periferia della città, in questo momento ha circa 5.000 metri quadrati di edificazioni perché ha inglobato anche i 2mila metri della Ardinox che erano di Massimo Della Santa. Ma per fare economie di scala, il gruppo piemontese ha bisogno di altri spazi per avviare tutte le operazioni. Una situazione in piena evoluzione e che tutti sperano possa andare presto... in porto anche perché le discussioni ed i progetti riguardanti questa zona portuale «ormai risalgono a 18 anni fa, quando sono state presentate all’amministrazione le prime proposte», continua Doglioni. E aggiunge: «Una lentezza unica perché in tutto questo tempo si sono perse e riperse diverse occasioni di lavoro nel settore della cantieristica».

m.g.