Quando Saltara era la patria del cappello

Nell’Ottocento la produzione occupava un terzo della popolazione e sfornava 20mila copricapi. Ora una mostra lo racconta

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Un mestiere antico, che nella seconda metà dell’800 rappresentò il motore dell’economia di Saltara occupando un terzo della popolazione, torna a far parlare di sé e della sua storia grazie ad una mostra allestita all’ex chiesa Della Fonte. Il mestiere è quello dei cappellai, di cui fonti documentali testimoniano l’esercizio a Saltara fin dal 1618 e che poi si espanse nel corso del 18esimo e 19esimo secolo. Fino al vero e proprio boom intorno al 1870, quando in paese si contavano una cinquantina di laboratori artigianali di cappelli, ciascuno con 4, 5 lavoratori e lavoratrici; con una prevalenza di quest’ultime, tanto che non è sbagliato parlare di una storia di imprenditoria femminile. La rassegna, organizzata dall’assessorato alla cultura guidato da Francesco Tadei e curata dalla travel blogger Valentina Pierucci, si potrà visitare fino al 25 aprile: tutte le domeniche mattina e i festivi dalle 9 alle 12 e nei giorni feriali su prenotazione chiamando il 333.7693956. Il suo allestimento si deve alla collaborazione della storica Maria Cecchi e di Paolo e Mario Vitali, discendenti di una famiglia di cappellai che iniziò la produzione nel 1840. Proprio i Vitali hanno fornito il grosso del materiale in esposizione.

Non solo cappelli, ma anche la ‘cloche’ (o campana) da cui iniziava la realizzazione del capo di abbigliamento, che poteva essere di lana o del più prezioso feltro, costituito da un mix di pelo di coniglio e castori. E poi, tanti altri strumenti di lavoro, per lo più di legno, come la ‘forma girevole’, il ‘cavalletto a cerchio’ per arrotondare la falda, il ‘misuratore’ e il ‘marocchino’: la fascia in pelle che veniva cucita nella parte interna per proteggere il copricapo dall’usura dovuta al contatto con la pelle. A raccontare come nacque, si sviluppò e poi scomparve questa attività che per molto tempo ha messo in competizione i cappellai di Saltara con quelli di Monza, ci sono i pannelli storici tratti dagli studi della prof Maria Cecchi, che evidenzia: "Nel periodo di maggior floridezza, intorno al 1870, qui a Saltara venivano prodotti fino a 20mila cappelli all’anno, che finivano nei mercati e nei negozi di tutte le Marche e in Emilia Romagna. Negli ultimi anni dell’800 le tante piccole realtà artigianali lasciarono il posto a due fabbriche con i primi macchinari elettrici: la ‘Curina’ e la ‘Diambri’, che produssero fino agli anni ’30, quando la concorrenza degli imprenditori di Monza, che avevano allestito vere e proprie industrie, le indusse alla chiusura". Oggi a ricordare la bella storia dei cappellai di Saltara resta una traversa di via Roma: via dei Cappellai, appunto, dove sorse la fabbrica ‘Diambri’.

Sandro Franceschetti