Fano, ritrova il micio dopo 2 anni. "Il gattile non me lo ridà"

Braccio di ferro con le operatrici del Melampo, secondo le quali il giardino non sarebbe adatto ad ospitare l’animale, proprio perché è da lì che è fuggito

Patrizia Torelli

Patrizia Torelli

Fano, 31 ottobre 2019 - Ritrova la gatta dopo due anni, ma non riesce a riportarla a casa: «La mia Milù è custodita al gattile comunale Melampo di Fano, ma le operatrici rifiutano di affidarmela, quando hanno saputo che la tenevo in giardino, un luogo a loro dire inadatto ad ospitarla, proprio perché è da lì che è fuggita». Lo denuncia Patrizia Torelli, 57 anni, assistente in una scuola materna, alle prese con quello che definisce uno «snervante braccio di ferro» con i responsabili del gattile.

«Non hanno voluto sentire ragioni – aggiunge la donna – malgrado avessi dimostrato, attraverso le foto, che si trattava della mia gatta, da loro trovata randagia nei pressi della struttura, e che era fuggita dal mio giardino la sera dell’11 maggio del 2017». La gatta siamese, smarrita o forse presa da qualcuno quando aveva circa nove mesi ed era ancora sprovvista di microchip e non sterilizzata, era stata cercata a lungo dalla proprietaria e da suo figlio, che per ritrovarla aveva diffuso per mesi volantini in tutta la città.

Dopo due anni , quando si erano ormai perse le speranze di ritrovarla, un annuncio pubblicato sulla pagina Facebook dell’oasi felina Melampo ha riacceso la speranza: «Mi sono precipitata al gattile – racconta la signora Torelli –, con le foto alla mano, ma le operatrici non mi hanno creduta, sostenendo che non si trattava della mia gatta. Sicché, per avere una conferma, qualche giorno dopo l’ho fatta visitare da una veterinaria di fiducia, che ha accertato, tramite un sofisticato ecografo, che l’età di circa tre anni corrispondeva, e che in effetti non era sterilizzata. Proprio come Milù». Ma non è servito: «Nemmeno il fatto che l’abbiano riconosciuta mio figlio e la sua fidanzata, che prima che si smarrisse l’avevano in custodia, ha convinto le operatrici. E, fatto ancora più singolare, non hanno nemmeno risposto alla mia richiesta di un percorso di affido, che magari avrebbero concesso a un’altra qualsiasi persona».

Il rifiuto sarebbe da imputare alle modalità di custodia del felino: «Io penso che i gatti debbano vivere a contatto con la natura, arrampicandosi sulle piante e catturando le loro prede, lucertole e topolini, come avviene nel mio giardino per i miei due gatti, con tutti i rischi connessi, non ultimo quello che possano scavalcare la recinzione e allontanarsi, come ha fatto Milù. Ma le operatrici del gattile non sono d’accordo: pretendono che un gatto viva all’interno di un appartamento e che gli sia impedito di accedere agli ambienti esterni». La signora Patrizia racconta di sentirsi molto scoraggiata, dopo ripetute e infruttuose trattative e l’assordante silenzio, ma si dice pronta a dare battaglia: «Se non mi restituiranno la gatta, mi rivolgerò al sindaco, trattandosi di un gattile comunale, affinché dopo due anni di attesa mi si riconosca il diritto di riprendere in casa la mia Milù».