Fano, l'ultimo saluto a Sara Bracci. "Un segno indelebile nei nostri cuori"

Centinaia di persone al funerale della sommelier morta a 41anni dopo un lungo calvario

L'uscita del feretro accompagnata dagli applausi

L'uscita del feretro accompagnata dagli applausi

Fano (Pesaro e Urbino) 4 giugno 2018 - La chiesa di San Biagio a Cuccurano ha fatto fatica stamane a contenere tutta la gente che vi si è riversata per dare l’ultimo saluto a Sara Bracci, la sommelier di 41anni morta giovedì scorso dopo aver passato due anni e mezzo ‘sospesa’, in stato di ‘minima coscienza’, a causa di un incidente stradale (FOTO). In tanti sono rimasti sul sagrato ad ascoltare le parole di conforto pronunciate da don Marco Presciutti durante l’omelia.

“Se siamo qui oggi - ha detto don Presciutti, il vicario del vescovo, parroco della parrocchia di Pianello dove Sara si era trasferita per amore che ha celebrato il funerale assieme a don Marzio Berloni, don Piergiorgio Giorgini e don Matteo Pucci - non è semplicemente per dare l’ultimo saluto a Sara. Siamo qui perché colpiti dalla forza e la fede della sua famiglia, dalla fedeltà del compagno Raffaele e dall’amore e attenzione di tanti che l’hanno accompagnata fino a qui. Ma anche perché Sara ci sapeva fare, aveva conquistato i nostri cuori lasciando un segno positivo e indelebile, la sua era una presenza bella. La sua morte invece ci ricorda che la vita è allo stesso tempo drammatica e bellissima e che tutti noi siamo segnati dalla finitudine: siamo finiti, il tempo ci logora e ci consuma. Ma la morte non è l’ultima parola, si muore per vivere eternamente ed ora Sara vive in Dio e risplende della sua luce”.

Sara Bracci, 38 anni all’epoca dell’incidente
Sara Bracci, 38 anni all’epoca dell’incidente
In prima fila ad ascoltare queste parole di conforto, i genitori e la sorella di Sara. Il compagno Raffaele no, non ce l’ha fatta a stare lì davanti accanto alla bara. E’ rimasto in disparte con il suo dolore, contornato dall’affetto di tutti i colleghi dell’Ais di cui è delegato, che si sono presentati al mesto appuntamento in divisa, per omaggiare così la loro dolce amica. Poco più in là anche i colleghi dell’associazione ambasciatori territoriali dell’enogastronomia, di cui Sara era presidentessa, unica donna del sodalizio.

Un lungo e caloroso applauso ha accompagnato l’uscita del feretro: una bara bianca, dello stesso candore della dolce Sara, contornata di fiori colorati come la sua mente fertile che tante iniziative ha lasciato in eredità alla nostra città come ‘La Cena del Cavolo’, il ‘Gioco dell’oca goloso’ e la ‘Staffetta del Bianchello’.