"Se mancherà l’energia, ridurremo la produzione"

Il patron di Profilglass in caso di razionamenti dovuti alla guerra. Ma la Cgil: "A soffrire sarà solo il settore del vetro e della plastica"

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di Anna Marchetti

"I costi sono in continuo aumento e le bollette sono triplicate, ma continuiamo a lavorare". Così Giancarlo Paci fondatore della Profilglass, azienda leader in Italia e in Europa nella produzione di profilati di alluminio, parla degli effetti della crisi determinata dalla guerra in Ucraina. Profilglass è una delle aziende cosiddette ’energivore’ con forni che lavorano senza sosta 24 ore su 24. "La situazione non è affatto bella – commenta Paci – anche se attualmente stiamo producendo con tranquillità". Nessuna ripercussione su Profilglass a seguito della chiusura del mercato russo "con il quale – fa presente Paci – non abbiamo mai avuto rapporti".

Qualche preoccupazione, invece, per le eventuali limitazioni sull’uso dell’energia che dovesse eventualmente imporre il governo a partire dai prossimi mesi: "Che le devo dire? Ridurremo la produzione". Di fronte alla possibilità che Putin decida di chiudere i rubinetti del gas o che sia la stessa Ue a optare per l’opzione estrema di embargo energetico totale, esteso dunque anche al gas, restano comunque ottimisti i sindacati: "Non crediamo che si creerà questo tipo di problema – fa notare Fabrizio Bassotti della Fiom provinciale – non ci è stato sottoposto da nessuna azienda". "Il settore della metalmeccanica – prosegue Bassotti – sta tenendo molto bene, il 2021 è stato per le aziende, in particolare per Profilglass e Biesse, un anno record sia per i fatturati sia per i profitti. Sarà difficile da replicare nel 2022 anche se i presupposti sono buoni". Le ragioni di tali risultati? "Stiamo parlando – chiarisce Bassetti – di azienda non finanziarie ma caratterizzate dalla presenza dei ‘padroni’ che credono e investono nelle loro imprese".

Più in affanno il settore del vetro e della plastica "dove le aziende devono affrontare – spiega Andrea Piccolo della Filctem (chimica, tessile, energia manifatture) – costi esorbitanti per l’importante consumo energetico: parliamo di oltre cinquanta imprese in tutta la provincia con più di mille dipendenti. I costi rispetto all’anno scorso sono più che raddoppiati e qualcuno ha già chiesto la cassa integrazione: sono arrivate una decina di domande, a cui se ne aggiungeranno altre dopo le festività. Al caro energia va aggiunto il costo dei trasporti aumentati di circa 8 volte. Queste azienda hanno un duplice problema, quello dell’approvvigionamento delle materie prime e della trasformazione, che hanno effetti sull’attività di programmazione della produzione".

E ancora Piccolo: "Stiamo parlando di aziende costrette a navigare a vista e ad aspettare l’evoluzione della guerra in Ucraina: non sono problemi che possono affrontare in autonomia, ma è il governo che deve intervenire per i assorbire i maggiori costi dell’energia, in attesa che il quadro internazionale muti. La situazione è allarmante e da monitorare con grande attenzione perché se la a livello internazionale non ci saranno cambiamenti rischia di diventare molto complicata".