Fano, senzatetto esasperati: "Siamo allo stremo"

Sono gli accampati nelle roulotte sistemate tra via della Giustizia e via Kennedy

Senzatetto esasperati

Senzatetto esasperati

Fano, 21 luglio 2019 - «Aiutateci, non ne possiamo più di vivere nel degrado, senza acqua né fognature, abbandonati da tutti». E’ l’appello lanciato da due uomini, Antonello Berlich, 56 anni, e Abid Berhout, 47, che vivono accampati nel parcheggio tra via Kennedy e via della Giustizia, a due passi dal centro, e si dicono «duramente provati da anni di vita sotto i tetti di lamiera». Assieme a loro, nello stesso spiazzo, vivono altre sei persone. Ciascuna di esse ha una storia difficile alle spalle, dagli sfratti e tante altre vicissitudini, ma hanno tutti in comune la perdita della casa. Una situazione sollevata già due anni fa dal Carlino, che aveva portato il caso all’attenzione del sindaco e dell’assessore ai Servizi sociali, che avevano assicurato, durante un incontro tenutosi in Comune nel mese di ottobre del 2017, di trovare in breve tempo uno spazio idoneo a ospitare i «senzatetto».

Gli amministratori comunali avevano posto la condizione del rispetto di regole e procedure, che sarebbero servite a garantire a ciascuno i benefici delle agevolazioni previste. Ma a distanza di quasi due anni, la situazione non sarebbe cambiata: «Il Comune non ha mantenuto nessuna promessa – sostiene Abid Berhout - e noi continuiamo a vivere nelle roulotte. Ho fatto decine e decine di telefonate a un funzionario comunale, che rimandava di giorno in giorno gli impegni presi, parlando di scartoffie da compilare, condizioni da rispettare, cavilli burocratici da superare, ma tutto è rimasto come due anni fa. Ed io, come gli altri, sono costretto a farmi la doccia all’aperto ed a usare i servizi igienici dei bar. Non vogliamo occupare abusivamente le case, altrimenti non saremmo qui, ma vorremmo che qualcuno ci tendesse una mano».

Abid Berhout, marocchino residente da tanti anni in Italia, racconta di sbarcare il lunario pulendo tutti i giorni le reti da pesca al porto, invece Antonello Berlich, originario di Catania, dice di vivere con una piccola pensione di invalidità, «decurtata di un terzo a causa di conguaglio fiscale». «Se ci mandassero via da qui – aggiungono i due uomini -, per noi sarebbe la fine, saremmo costretti a vivere sotto un ponte. Perciò abbiamo anche paura di parlare, di raccontare il nostro dramma…». A due passi dal cuore pulsante della città, tra i panni stesi e i fornelli all’aperto, l’accampamento non offre uno spettacolo decoroso ai vacanzieri in camper, che in questo periodo affollano l’area. Ma il popolo delle roulotte dice di non avere altra scelta, adattandosi a quelle estreme condizioni di vita, almeno finché le istituzioni non troveranno una soluzione.

E intanto qualcuno ha coltivato un piccolo orticello, a ridosso delle siepi, dove sono spuntati i primi ortaggi, mentre altri hanno adornato gli usci dei caravan con piantine e fiorellini. Un modo per sentirsi a casa, dimenticando per un po’ la durezza della vita da accampati, aspettando un domani migliore che potrebbe esserci se tutti insieme ci si sforzasse di dare una chance in più agli ultimi della graduatoria sociale della città.