Silvia Romano rapita in Kenya, onlus di Fano fatta in casa. "Niente sede e zero stipendi"

Silvia Romano partita con Africa Milele. Parla Daniela Galanti, una delle associate

Silvia Romano con i bambini dell'orfanotrofio in cui lavorava come volontaria (Facebook)

Silvia Romano con i bambini dell'orfanotrofio in cui lavorava come volontaria (Facebook)

Fano, 22 novembre 2018 - «Non abbiamo sede né stipendio: tutto ciò che entra lo portiamo direttamente in Africa». E’ Daniela Galanti a raccontarci l’impegno nel continente nero dell’associazione Africa Milele di cui è tra i soci volontari che ne curano l’aspetto amministrativo. «E’ un po’ che non seguo più direttamente le questioni dell’associazione, perché ho un figlio di 4 mesi – dice Daniela –. E’ Lilian che gestisce i volontari. Se non fosse successo questo rapimento, proprio stasera ci saremmo dovuti incontrare con lei per gli aggiornamenti. Al momento infatti segue da sola tutti i progetti, perché non lavora, avendo una bimba di un anno». E’ dedicata a progetti per l’infanzia l’attività svolta nel piccolo villaggio keniota di Chakama dall’Africa Milele, che in lingua swahili significa ‘Africa per Sempre’.

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E’ una piccola associazione di volontariato fanese nata nel 2012 quella con cui collabora da tempo (ma fino al 5 novembre scorso lo aveva fatto solo dall’Italia) la 23enne Silvia Romano. Un’associazione che ha 12mila followers online ma è poco conosciuta in città dove da quasi 30 anni opera un’organizzazione dello stesso tipo, ma più strutturata. «In Kenya non ci sono guerre, ma la situazione non è tranquilla – dice Raffaella Nannini dell’Africa Chiama –. Conosco Lilian e Africa Milele, ma non abbiamo mai lavorato insieme. So che sono tutti volontari e che hanno preso il giro della Lombardia». Lo conferma, la Galanti.

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«Io non sono mai stata in Kenya – prosegue –. A Chakama abbiamo una sartoria, con delle macchine con cui le ragazze imparano a cucire assorbenti lavabili da distribuire nelle scuole. Lì infatti le ragazze non vanno a scuola quando hanno il ciclo perché c’è poca informazione. Con questo progetto le educhiamo e allo stesso tempo le rendiamo autonome. Poi con i versamenti delle adozioni a distanza paghiamo le rette scolastiche dei bambini».

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Silvia è arrivata in Kenya due settimane fa, con una laurea fresca alla scuola superiore per mediatori culturali e un’esperienza di volontariato già svolta per un’altra associazione che opera in loco. «Con noi no, non era mai partita prima - prosegue Daniela - ma seguiva il progetto dall’Italia. E’ la nostra referente a Chakama. Lo è per forza di cose… non abbiamo tanti volontari». E’ anche questo il motivo per cui «non ne mandiamo tanti tutti insieme, ma pochi alla volta, a seconda della loro disponibilità. Ognuno di loro mette a disposizione una o due delle sue settimane libere. In questo modo riusciamo a garantire una presenza abbastanza costante là, ma non per tutto l’anno. Per questo Silvia era da sola in questi giorni».

t. p.