Stazione Fano, il binario morto della solitudine

Lo scalo ferroviario tra chi cerca solo un riparo per passare la notte e chi va in cerca di droga. Non mancano gli angoli per il sesso fugace

Fano, girovaghi in stazione

Fano, girovaghi in stazione

Fano (Pesaro e Urbino), 28 settembre 2020 - Bagni fuori servizio da metà agosto, bivacco tra le siepi, sbandati che dormono nella sala d’aspetto. La stazione centrale dei treni, a detta di viaggiatori e passanti, si presenta in "condizioni ai limiti della decenza, e a rischio contagio Covid". Appena si fa sera, lo scalo cambia identità e si trasforma in luogo di ritrovo. Compaiono come dal nulla, in sella a vecchie biciclette cariche di buste di plastica, girovaghi e immigrati senza fissa dimora. Quello spazio che appartiene ai viaggiatori, dopo il passaggio dell’ultimo treno diviene terra di nessuno.

Quasi al pari delle stazioni delle grande città, anche lo scalo fanese si popola dei suoi frequentatori notturni. Malgrado i cartelli impongano il divieto di accesso alle sale d’aspetto dalle 23,30 alle quattro del mattino, qualcuno trova il modo di aprire la porta. Ci sono gli abituali, perlopiù persone che cercano un posto dove dormire, e quelli che si danno appuntamento per un incontro fugace, che avviene di solito lontano dagli occhi elettronici delle telecamere di sorveglianza. Tra bottiglie di birra abbandonate dove capita e cartacce che svolazzano sulla banchina del primo binario, lo scenario che appare è tutt’altro che decoroso.

In mezzo a pusher e sbandati, la stazione di notte è diventata terra di nessuno. In quel microcosmo si muovono anche altri attori, che frequentano il luogo ma si sentono ospiti non graditi. Sono persone con problemi di alcolismo e tossicodipendenza. Ciascuno di essi ha una storia drammatica alle spalle. Un 51enne pesarese racconta di aver perso la casa, che le autorità hanno dichiarato non abitabile, e di cercare di notte in notte un giaciglio dove dormire. Racconta che l’abitudine a vivere da sbandati si consolida, tanto da trasformarsi in un modo per sopravvivere accettato e ritenuto migliore di altri. E’ la conseguenza del rifiuto di un percorso, offerto dalle istituzioni, a condizione che siano rispettate regole e condotte. Cosicché, quando ci si ritrova fuori da quel circuito, dall’unico modo per ritornare in carreggiata, si sceglie deliberatamente una situazione in cui ottenere aiuti diventa più complicato. Ma ci sono anche i girovaghi per libera scelta, che si dicono soddisfatti e ammettono di aver rifiutato la collocazione in case di accoglienza e comunità.

Poco prima dell’apertura dell’edicola e della farmacia, il popolo notturno della stazione si dissolve. I viaggiatori pendolari animano lo scalo. Tra bottiglie di birra e qualche coperta abbandonata, che gli addetti alle pulizie fanno sparire in fretta, si chiude un sipario e se ne apre un altro. La tolleranza in voga prima della pandemia, ora si è trasformata in insofferenza. Molti temono che gli ambienti non siano sanificati come dovrebbero. Così cresce la tensione e non mancano le proteste, specie quando i viaggiatori si rendono conto che, nonostante divieti e telecamere, la sala d’aspetto e quella della biglietteria sono adibite di notte a dormitorio abusivo.