Tentato omicidio di Pasquetta Pesaro, Cicerchia era lucido

La relazione del medico legale sul 27enne che tentò di uccidere la compagna e la figlia

L’auto di Matteo Cicerchia finita fuori strada  in strada San Nicola, a Pesaro, lo scorso

L’auto di Matteo Cicerchia finita fuori strada in strada San Nicola, a Pesaro, lo scorso

Pesaro, 31 luglio 2019 - Nessuna patologia psichiatrica. Qualche problema psicologico, ma di fatto una persona sana di mente. Oltre che nel fisico, tanto che può continuare a restare in carcere. Questa, in sintesi, la relazione illustrata ieri mattina dal medico legale Raffaele Giorgetti nel corso dell’incidente probatorio per Matteo Cicerchia, il 27enne fanese arrestato a Pasquetta per aver tentato di accoltellare, strangolare e travolgere con l’auto l’ex compagna, Elisa Furlani, e la loro bimba di 5 anni. Una tragedia sventata grazie all’intervento di Gabriele Ottaviani, 40enne pesarese, residente in una casa in strada San Nicola, da dove ha assistito, affacciato dalla sua finestra, all’aggressione di Cicerchia (VIDEO). Il legale del 27enne, l’avvocato Giovanni Orciani, ha chiesto al giudice Giacomo Gasparini la revoca del carcere e la concessione degli arresti domiciliari oltre che la disponibilità a indossare il braccialetto elettronico. Gasparini si è però riservato la decisione che dovrà essere comunicata entro 5 giorni.

Orciani ha riferito che Cicerchia non può più sopportare il regime carcerario. «In tre mesi è dimagrito ben 13 chili – ha detto il difensore – ma soprattutto la sua permanenza in cella rischia di rovinarlo ulteriormente. In carcere continuano a somministrargli la terapia di psicofarmaci che lo ha portato a commettere quel gesto. Studi recenti, come lo stesso caso dei due americani che hanno ucciso il carabiniere, provano che l’abuso di certi farmaci sviluppano aggressività. Cicerchia è stato curato male. Gli sono state date queste sostanze per troppi anni. Lo ha detto lo stesso perito del giudice che gli effetti collaterali degli psicofarmaci sono devastanti. Lui aveva bisogno di un supporto da parte di uno psicoterapeuta che lo aiutasse a elaborare la separazione. Non aveva alcun movente per far del male alla sua ex compagna e alla sua bambina. Non la vedeva da anni. Ormai avevano vite separate. Non c’era conflittualità. È un ragazzo sano di mente, che non è stato però aiutato a superare come si deve il dolore della separazione. Deve uscire dal carcere e tornare a casa, perché solo così si può salvare un giovane di 27 anni che non è mai stato violento o irresponsabile».

Visione opposta quella dei legali della ex di Cicerchia, gli avvocati Cristina Lamacchia, che ieri è stata sostituta in udienza dall’avvocato Cristiana Cicerchia. «Matteo era lucido quando ha tentato di uccidere Elisa e la bambina – commenta l’avvocato Cicerchia – lo ha detto chiaramente il medico Giorgietti. Il suo gesto è stato frutto di un profondo rancore nei confronti della ex. È il classico caso di femminicidio, per fortuna tentato, perché Elisa è stata pronta. Il carcere non è incompatibile col suo stato di salute».