"Trent’anni di strada con queste scarpine"

Il negozio "Da Peppino" è una realtà da sette decenni anche grazie al subentro di due appassionate imprenditrici

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"Date a una ragazza le scarpe giuste, e conquisterà il mondo" recita l’adagio. Lo sanno bene due storiche commercianti del centro storico, Cristina Ghiandoni e Roberta Melagrana, che il 9 settembre hanno festeggiato i 30 anni della loro attività. I colleghi le chiamano "Le peppine" perché titolari del negozio di calzature "Da Peppino" che hanno rilevato da Peppino Lisotta che l’aveva avviato 40 anni prima. Il loro è un traguardo importante perché quando 30 anni fa decisero, poco più che ventenni, di mettersi in proprio, furono prese per matte. "Tenere salda un’azienda per 30 anni non è cosa semplice anche perché i motivi di scontro ci sono sempre quando si lavora insieme - raccontano Cristina e Roberta -. Ma è come in un matrimonio. Il segreto è risolvere immediatamente le controversie, non accumulare. Poi ci deve essere una grande fiducia reciproca". Erano adolescenti quando si sono conosciute tra quelle quattro mura di via Montevecchio, che è da allora la loro seconda casa. "La mia avventura qui è nata da bambina - racconta Cristina -, avevo 8 anni. Il negozio era dello zio Peppino e ci lavorava la mia mamma con la moglie di Peppino. Sono cresciuta qui. D’estate dopo la scuola ci tornavo a lavorare. E’ nato così l’amore per le calzature e questo lavoro".

"Io invece mi sono imbarcata in questa avventura a 15 anni - aggiunge Roberta - perché studiavo e cercavo un lavoro estivo. Mio padre è venuto a comprare le scarpe e Peppino cercava una commessa. Amore a prima vista". "Il negozio dello zio era uomo, donna e bambino - prosegue Cristina -. Noi ci siamo focalizzate sui bimbi perché ci sono sempre piaciuti". "Allora non ce n’erano tante di imprenditrici - prosegue Roberta -. Siamo arrivate qui con il supporto della famiglia, a cui abbiamo tolto tempo. Ma il nostro obiettivo era di lavorare insieme e non fare le casalinghe". L’aneddoto più curioso è che all’inizio "quando andavamo in fiera, avendo mantenuto il nome ‘Da Peppino’, tutti si aspettavano di trovare un signore alto e grosso. Poi arrivavamo noi e rimanevano spiazzati". "Durante il Covid – raccontano – i clienti ci chiamavano perché non potevano uscire di casa, ma i piedini dei bimbi crescevano comunque. E così ci mettevamo le mascherine, i guanti, ci bardavamo tutte e gli portavamo le scarpine. Non è stato affatto facile".

Tiziana Petrelli