Violenza sessuale: 20enne rischia 3 anni

Avvenne al Lido due estati fa. La vittima all’epoca era minorenne

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Trecentoventimila euro di risarcimento e tre anni di carcere. Sono le richieste messe ieri sul tavolo del giudice nel processo all’allora 19enne fanese accusato di aver violentato una ragazza di 17 anni sulla spiaggia al Lido, vicino a un noto locale della zona, il primo agosto di due anni fa. La giovane si è costituita parte civile insieme con i genitori e ieri il loro legale, l’avvocato Raffaella Ricci, ha presentato il conto per le sofferenze subite dalla vittima e dalla sua famiglia: 200mila euro per lei e 60mila euro a testa per mamma e papà. Il pm Silvia Cecchi invece ha concluso la sua requisitoria chiedendo la condanna a 3 anni di reclusione. Un calcolo che beneficia dello sconto di un terzo grazie al rito abbreviato scelto dall’imputato. Ma ancora niente sentenza. Il giudice Francesco Messina ha rinviato a fine ottobre per l’udienza decisiva. Prima ci sarà l’arringa difensiva dell’avvocato Francesco Coli, poi la parola passerà al giudice per la sentenza.

"È stato un rapporto consenziente" la verità sempre sostenuta dall’imputato. Quella notte del primo agosto 2020, di sicuro c’è stato un rapporto sessuale su quel tratto di spiaggia. Ma tutto comincia qualche ora prima. Dopo una serata passata con le amiche, la 17enne saluta e si incontra con il 19enne. I due si sono dati appuntamento. Si vedono al Lido e fanno una passeggiata che finisce alle 3 di notte con quel rapporto. E a questo punto le versioni si dividono. La giovane racconta di essere stata afferrata con forza dal ragazzo malgrado i suoi no. Una presa da cui lei, annebbiata dall’alcol, non sarebbe riuscita a liberarsi. Poi l’aggressore, ha continuato la ragazza, è andato a riferire agli amici quello che era successo in spiaggia. Lei invece ha chiamato i familiari e le amiche e, in lacrime, ha riferito di essere stata violentata, facendo nomi e cognomi. Il giorno dopo è andata al pronto soccorso di Fano dove i sanitari le hanno riscontrato lividi nelle parti intime, compatibili con un rapporto sessuale, per 10 giorni di prognosi. Poi si è presentata dai carabinieri per fare la denuncia che ha portato al processo.

Elisabetta Rossi