Ma Osanna non è isolato. Anche il presidente del Centro studi Vitruviani, archeologo e docente all’Università di Urbino, Oscar Mei, ammette: “Quasi sicuramente l’Atleta di Fano non è attribuibile allo scultore greco, ma questo – aggiunge – non diminuisce il valore dell’opera”. La professoressa Rachele Dubbini, archeologa e docente all’Università di Ferrara, che ha curato insieme a Jessica Clementi e Maria Teresa Curcio il volume Un Atleta venuto dal mare (edito da L’Erma di Bretschneider, 2024), opera che sarà presentata proprio oggi pomeriggio al Teatro della Fortuna, fa presente ai profani: “Per l’attribuzione di una scultura a Lisippo, l’archeologia dispone solo di fonti letterarie, non essendo giunte fino a noi opere firmate dallo scultore greco. L’Atleta di Fano – spiega Dubbini – ha dimensioni più piccole del modello originario descritto”.
Del resto, secondo gli esperti, non è affatto escluso che nel Mediterraneo girassero riproduzioni di scuola lisippea, magari neppure realizzate in Grecia. Per il professor Mei, "attraverso l’analisi delle terre di fusione e dei metalli utilizzati per creare l’Atleta di Fano (che al Getty Museum chiamano Getty Bronze) si potrebbe almeno individuare il luogo di fusione (l’Attica, il Peloponneso, la Sicilia) o i materiali utilizzati in maniera predominante come rame, stagno e piombo”. Insomma, servirebbero ulteriori ricerche.
Ma la sensibilità dei fanesi è parecchio diversa. Loro non vogliono sentire ragioni. “Quella statua è da sempre conosciuta come Lisippo – dice Marco Berardi, uno dei titolari dell’agenzia di viaggi che prende il nome dallo scultore greco – e credo sia controproducente chiedere ai fanesi di chiamarla l’Atleta di Fano”. Suonerebbe come una retrocessione. “Per noi fanesi il nome giusto è Lisippo”, conferma Giampiero Patrignani, fondatore, editore e direttore del mensile che porta, guarda un po’, lo stesso nome.
"Lisippo è ormai un cittadino fanese – prosegue scherzando – e, in quanto più anziano di tutti, è il capo della comunità”. A testimoniare il legame tra Fano e la sua statua (dal 1977 al Getty Museum, ma riconosciuta come proprietà dello Stato italiano dalla Cassazione nel 2018 e dalla Corte Europea nel 2024) è la passeggiata del Lisippo (lungomare di Sassonia), lunga oltre un chilometro, che finisce con una copia dell’Atleta di Fano. È stata realizzata dall’artista Paolo Furlani, uno dei più noti carristi del Carnevale, su commissione del Lions Club che, nel 2009, la donò alla città.
Durante la lunga vicenda giudiziaria per riportare la statua in Italia, uscita illegalmente dal nostro Paese, ci sono state diverse iniziative, come quella promossa nel 2004 dall’Archeoclub Fano, allora guidato da Luca Fabbri: un ‘Appello per il Lisippo’ che permise all’associazione di raccogliere 10mila firme, così come nel 2007 migliaia di cartoline, sempre su iniziativa dell’Archeoclub, furono spedite al museo di Los Angeles.
Del futuro dell’opera si parlerà oggi pomeriggio nell’incontro promosso dal Centro studi Vitruviani. All’evento parteciperanno, per l’appunto, Massimo Osanna (direttore generale Musei del Ministero della Cultura), Oscar Mei (coordinatore scientifico del Centro studi Vitruviani), l’archeologa Rachele Dubbini e Silvia Cecchi, magistrata che ha seguito in prima persona l’intera vicenda giudiziaria.