Semplice ma 'da vertigine', le foto de 'La Fabbrica del Carnevale'

L'architetto Italo Rota ha svelato le prime immagini del progetto del nuovo Sant’Arcangelo FOTO

L'archistar Italo Rota

L'archistar Italo Rota

Fano (Pesaro e Urbino), 18 marzo – È bastata un’ora di assonometrie, progetti, spunti e idee proiettate su schermo per far capire ai partecipanti al secondo incontro pubblico de “La Fabbrica del Carnevale” (FOTOche la città può davvero trasformarsi in un ricettacolo originale, unico e fortemente identitario della creatività fanese.

Italo Rota, architetto e designer famoso in tutto il mondo, chiamato a Fano per elaborare idee per il riuso del Sant’Arcangelo, il complesso di corso Matteotti 66, ha snocciolato pensieri e prospetti, suggestioni e obiettivi di quella che si preannuncia una “chicca” esclusiva della città. “La nostra sfida – ha detto il sindaco Massimo Seri - sta nel recuperare un contenitore vuoto, il Sant’Arcangelo, che non possiamo permetterci di lasciare in uno stato di semi-degrado e farlo con un progetto originale e stimolante che coinvolga la città e le sue caratteristiche. Quello su cui dobbiamo salire è un treno da non perdere, un’opportunità che stiamo cercando di concretizzare con impegno e passione”.

“Continueremo a coinvolgere chiunque lo vorrà nella creazione di questo spazio – ha detto il vice sindaco e assessore alla  Cultura e Turismo Stefano Marchegiani– . Ora tutta la nostra attenzione e concentrazione sono rivolte al 31 marzo, data in cui scadrà il bando destinato agli Investimenti Territoriali Integrati. Siamo entusiasti della partecipazione ottenuta in questo secondo appuntamento che ha aiutato tutti ad entrare nel nuovo modo di vedere la nostra città e di costruire modelli di cultura e di vita alternativi”.

Accolto da un applauso Italo Rota, pennarello alla mano, ha tracciato le linee guida del nuovo Sant’Arcangelo. Intatta la facciata esposta su corso Matteotti, stravolto l’interno, nessun potenziamento dell’area esterna perché “non si può avere tutto. Occorre concentrarsi su quanto si può rendere unico uno spazio nella maniera più funzionale”. Il modo, per Rota, è quello di connettere gli elementi fondanti di Fano – Carnevale, musica e Jazz, eccellenze enogastronomiche – in uno spazio “che funziona insieme e produce Carnevale, musica e esperienze gastronomiche”.

Tra le idee più radicali quella che prende in prestito l’ordine gigante di Vitruvio (che l’architetto ha citato con una copia del De Architectura in mano) e che prevede un’enorme altezza, una vertigine, al centro dello spazio museale. Superfici ridotti per aumentarne la razionalità: due solai eliminati per creare uno spazio in cui montacarichi riescano ad allacciare le peculiarità e servire lavoratori e visitatori che animeranno La Fabbrica del Carnevale. Tutti attratti “come fosse presente un pifferaio magico”, all’interno di questo laboratorio dalla creatività che verrà sprigionata dalla musica (che sarà ovunque) e dal Carnevale (che farà da tessuto connettivo). Un luogo in cui scorgere qua e là parti dei carri allegorici da osservare anche in sella alla propria bicicletta. Per il mezzo ecologico Rota ha infatti pensato a un ingresso specifico e “su misura” e a uno spazio di stoccaggio necessario per incentivare questo tipo di locomozione e caratterizzare ancor più l’edificio.

E poi la fitodepurazione per il risparmio e il riutilizzo delle acque, l’eliminazione dell’energia elettrica anche all’interno del ristorante che sarà posizionato nella struttura, perché “costringerci a dei vincoli permette di risolvere i problemi in maniera creativa”,  e che utilizzerà le piante coltivate nell’orto dedicato.

“La buona riuscita della Fabbrica del Carnevale – ha aggiunto Rota - è riposta nella linearità: alla musica dedicheremo tre sale, al museo un’unica superficie, il ristorante avrà una sala, un giardino, una cucina. Semplice, deve essere tutto molto semplice, ma allo stesso tempo originale. Non ci dev’essere nulla di simile. Solo così ce la faremo”.