PORTO SANT’ELPIDIO (Fermo), 2 ottobre 2011 - NON PIACE agli ‘addetti ai lavori’ la nuova ordinanza anti-prostituzione che il sindaco Mario Andrenacci ha emesso a luglio (valida fino al 31 ottobre). Così quattro tra lucciole e trans hanno pensato di rivolgersi a un legale e tutti insieme presentare un ricorso al Tar per chiedere l’annullamento del provvedimento. Nel testo del ricorso, depositato pochi giorni fa, i quattro figurano come «soggetti che svolgono attività di sex workers»: ciò significa che anche il meretricio ha cambiato forma e coloro che lo praticano non sono più semplicemente prostitute o transessuali ma «operatori del sesso» o «operatori dell’industria del sesso».
Come tali, contestano quelli che sono i punti di forza dell’ordinanza del sindaco, stilata in base alle disposizioni della Corte Costituzionale (che lo scorso aprile aveva dichiarato illegittimi i provvedimenti anti-prostituzione adottati dai sindaci ‘sceriffi’) e di concerto con prefettura, questura e forze dell’ordine. Secondo i ricorrenti, dunque, l’ordinanza non avrebbe i requisiti dell’urgenza e della contingenza (come ha imposto debba essere la Corte Costituzionale), in quanto il fenomeno della prostituzione in città, è una realtà consolidata da tempo e dunque tutt’altro che urgente.
ALTRO ASPETTO contestato: l’ordinanza limita la libertà personale di trans e lucciole. D’altra parte la prostituzione per lo Stato non è reato — si argomenta nell’ordinanza — per cui chi la pratica può liberamente stazionare sui marciapiedi o lungo le strade, anche in atteggiamenti e abbigliamento inequivocabili, senza dover correre il rischio di essere sanzionato (500 euro) e se recidivo, segnalato penalmente. E l’aspetto penale è l’altro elemento che viene contestato nel ricorso. Insomma, secondo la tesi elaborata dai quattro «sex workers», il valore dei punti di forza della nuova ordinanza viene ‘smontato’.
Per il sindaco Mario Andrenacci si tratta di un altro attacco ad uno dei pochi strumenti che lo Stato mette in mano alle amministrazioni per contrastare la pratica della prostituzione. Ovviamente è stato già nominato un legale (anche se non è stata ancora fissata alcuna udienza, al Tar) e Andrenacci assicura: «Risponderò nella sede opportuna, anche perché se i ricorrenti ritengono che la prostituzione sia un fatto normale per la nostra città, io non sono per niente d’accordo, visto che la presenza delle lucciole sta dilagando in maniera forte nel nostro territorio e costituisce sempre di più una minaccia per i cittadini».
IL RISCHIO che anche questa arma possa essere spuntata tuttavia c’è. «La prostituzione sta cambiando — osserva Andrenacci — e le lucciole (se non tutte, una gran parte) stanno diventando manager, imprenditrici di sé stesse: stazionano in zone più sicure e, una volta adescato il cliente, non consumano più in luoghi isolati, ma lo portano a casa loro, in uno degli appartamenti che trovano disponibili lungo la Statale e vengono affittati loro a canoni elevati». È già accaduto, poco più di un anno fa, che le prostitute tentassero di far annullare l’ordinanza del sindaco (poi dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale): alcune di loro si erano aggregate per presentare un ricorso dinanzi al Presidente della Repubblica. Adesso ci riprovano.