Monte Urano, 4 aprile 2012 – Negli occhi dei commercianti del centro di Monte Urano si legge terrore. Intorno alle 10 la gioielleria Cifola è stata teatro di una rapina finita in tragedia, con la morte di una donna del commando. Gli altri due malviventi, invece, sono riusciti a scappare.

Il titolare del bar Garden e la proprietaria di un negozio di fiori (che distano poche decine di metri dal luogo dell'agguato) sono certi di aver visto la vittima proprio ieri aggirarsi in quella zona. Stando al loro racconto una ragazza mora avrebbe fatto avanti e indietro in corso Mazzini. Impossibile non notarla: “Non l'avevamo mai vista in città”.

La gente ha paura. “Non ne possiamo più” urlano le persone accorse davanti alla gioielleria. Le stesse che all'uscita del titolare Francesco Cifola, lo hanno applaudito. “Siamo con la famiglia, - dicono – speriamo che non debba pagare il gioielliere alla fine”.

E’ sotto choc, molto provato per quanto è accaduto, Francesco. Lo riferisce il sindaco della cittadina Francesco Giacinti, che subito dopo la sparatoria ha potuto parlare con Cifola per portargli conforto e solidarietà. ‘’Mi ha detto - racconta Giacinti - che ha avuto paura per la sua incolumità e per quella del padre’’, Duilio Cifola, 77 anni, che questa mattina si era precipitato in negozio dopo che era scattato l’allarme collegato alla propria abitazione.

Francesco ha raccontato al sindaco, con la voce ‘’spezzata dal pianto’’, di essere stato colpito al collo e alla testa con il calcio della pistola. ‘’Fatti criminosi come questo non erano mai avvenuti qui - dice il sindaco, del Pd, al suo secondo mandato alla guida di una giunta di centro sinistra -. E’ il primo e speriamo l’ultimo. Francesco Cifola vive con i propri genitori. La sua non è una grande gioielleria; è rivenditore di orologi di una nota marche ed essendo orafo produce lui stesso i monili che vende".

"Li ho visti in faccia perché erano a volto scoperto, ed erano facce da delinquenti’’. Lo racconta all'Ansa l’anziano padre di Francesco: "Sono arrivato dopo che in casa era scattato l’allarme, collegato anche alla stazione dei carabinieri, e ho visto subito mio figlio che era imbavagliato a terra - ricorda l’uomo -. Quando mi hanno visto i banditi hanno tentato di farmi entrare ma io ho tenuto bloccata la porta di ingresso. Poi si è staccata la maniglia e sono caduto all’indietro sul marciapiede’’.
‘’Ho chiesto aiuto - continua Cifola - e uno di loro ha gridato: ‘Ammazzo tutti, a te e a tuo figlio’. Poi, mentre ero ancora a terra, ho sentito gli spari. Loro, quando hanno visto che la gente si affacciava dal bar, hanno urlato: ‘Via via, andiamo via’, e sono scappati. ‘’.
‘’Le facce le ho viste bene - continua Cifola -. Erano da delinquenti. La gente, quando è uscito mio figlio, ha applaudito. Tutto è successo in pochi istanti ma io ringrazio Dio perché è andato tutto bene e ci siamo salvati...se mi tiravano dentro era finita. Ho quell’unico figlio ed è tutto per me’’.
 

‘’Un fatto di sangue così forte - commenta Arnaldo Salvatori, un avvocato che abita a pochi passi dalla gioielleria - non si era mai verificato qui, e ha sicuramente colpito la comunità. Questo è un paese tranquillo, solo che adesso un episodio del genere crea inevitabilmente allarme sociale’’. I titolari del bar, che a quell’ora era pieno, dicono di aver sentito 4-6 colpi, e di essere usciti a vedere cosa era successo, trovando la donna riversa sulla porta di ingresso dell’oreficeria e Duilio a terra che chiedeva aiuto.

 

di Alessandro Caporaletti