Porto Sant'Elpidio (Fermo), 7 aprile 2014 - L’ORGANIZZAZIONE sgominata con l’operazione dei carabinieri denominata ‘Casa Transilvania’ aveva creato un canale di reclutamento di ragazze romene, costrette alla prostituzione in Italia e in altri Paesi europei, sia su strada che in appartamento. I militari della Compagnia di Fermo, attraverso le stazioni locali (in particolare quella di Porto Sant’Elpidio), hanno ricostruito l’iter del mercato del sesso ed effettuato una vera e propria mappatura lungo la costa. Sono stati necessari anni di servizi di controllo, di fogli di via, di denunce e di attività investigativa, per censire al dettaglio ogni prostituta, ogni protettore e tutti gli appartamenti utilizzati come case a luci rosse. Una mole di lavoro enorme e certosina, che è stata la base su cui poggiare la più importante operazione contro la cupola romena in Italia. Il sodalizio criminale internazionale aveva il suo quartier generale nel ristorante ‘Transilvania’ (da qui il nome dell’operazione) di Porto Sant’Elpidio. Era proprio in quel locale che il leader dell’organizzazione in Italia, Paul Sergiu Hosu, insieme al capo supremo della cupola, in carcere in Romania, decidevano le sorti delle ragazze venute dall’Est, come gestire il mercato del sesso e quali territori occupare.

IL RACKET stabiliva i confini, i tipi di offerta, gli spazi e persino i numeri civici di ogni via entro i quali le loro prostitute dovevano esercitare. Chi non ubbidiva veniva prima intimidito e poi punito con i tipici mezzi di stampo mafioso. La rete transnazionale costruita dalla cupola permetteva ritorsioni anche verso i familiari delle ragazze finite nelle mani dell’organizzazione o di chi ne intralciava l’attività. L’operazione ‘Casa Transilvania’ è scattata contemporaneamente all’alba di venerdì a Fermo, Porto Sant’Elpidio, in Liguria, Piemonte, Veneto e Sicilia, ma ha valicato anche i confini nazionali: in Romania e in Belgio dieci indagati, grazie al supporto fornito dal servizio di cooperazione internazionale di polizia, sono stati raggiunti da un mandato di arresto europeo. I militari hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa su richiesta della direzione distrettuale antimafia di Ancona, nei confronti di 44 indagati ritenuti responsabile dei delitti di associazione di tipo mafioso, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, estorsione, lesioni personali, minacce, danneggiamento mediante incendio, falsificazione di documenti, furto e ricettazione, con l’aggravante della transnazionalità del reato e delle modalità mafiose adottate per la commissione di molti reati.

Fabio Castori