Omicidio, tentato omicidio e omissione di soccorso. Sono queste le accuse a cui dovrà rispondere Silvano Asuni, il 54enne di Monterubbiano protagonista del tragico incidente in cui aveva perso la vita, il suo amico e coetaneo Giampiero Larivera di Pedaso. Il sostituto procuratore di Fermo Alessandro Pazzaglia, che ha coordinato le indagini, ha infatti chiesto e ottenuto dal gip del tribunale di Fermo il giudizio immediato per l’indagato. Asuni, difeso dall’avvocato Isabella Capriglia, dovrà comparire davanti alla Corte d’Assise di Macerata il 6 febbraio prossimo, data fissata per l’inizio del processo. La tragedia si era consumata a Pedaso, nella notte tra il 17 e il 18 maggio, quando secondo la ricostruzione effettuata dagli inquirenti, Asuni avrebbe cercato investire per tre volte un giovane di Campofilone che, insieme ad un altro gruppetto di ragazzi, aveva assalito lui, Larivera, e un altro loro amico, dopo un diverbio iniziato al bar "Settimo Cielo". Un tentativo sarebbe avvenuto davanti al locale, gli altri due nei pressi del giardino "Ragazzopoli" dove si sarebbe poi consumata la tragedia. Fondamentali per ricostruire qui dieci minuti di follia sono stati i filmati dei sistemi di videosorveglianza della zona acquisiti dai carabinieri che hanno condotto le indagini. Dalle immagini si vede che il ragazzo di Campofilone era riuscito ad evitare miracolosamente di essere centrato dalla Volkswagen Golf di Asuni che, disgraziatamente ha poi travolto l’amico.
Asuni e suoi amici quella sera erano stati insieme a cena per una rimpatriata e poi alcuni di loro si erano recati al bar "Settimo Cielo" per un’ultima bevuta insieme, prima di tornare a casa. Qui c’era stato un litigio con un gruppetto di giovani, ma poi Asuni, Larivera e il terzo coetaneo si erano allontanati in macchina per poi fermarsi in via Garibaldi per dei bisogni fisiologici. Asuni e Larivera erano scesi e poco dopo erano stati aggrediti ed erano stati oggetto di un lancio di pietre da parte dello stesso gruppetto di ragazzi che, nel frattempo, li avevano seguiti e raggiunti. Uno di loro era addirittura saltato sul cofano dell’auto e aveva sfondato in parte il lunotto. A questo punto, però, le versioni dell’accusa e di Asuni vanno in contrasto. Secondo quando dichiarato dell’indagato, era stato lui a temere e per la sua vita ed era tornato in auto, convinto che ci fosse, oltre all’altro amico, anche Larivera. Quindi, nel tentativo di scappare, aveva spinto il piede sull’acceleratore, ma né lui né il passeggero si sarebbero accorti di aver investito qualcuno. Una versione mai avallata dal il pm, che ha chiesto e ottenuto il processo con rito immediato.
Fabio Castori