Abusi, carabiniere prosciolto "La verità mi ha reso giustizia"

Tutto è iniziato dalla denuncia di una ragazza che avrebbe subito ripetute violenze in caserma. Il giudice ha accolto la richiesta di archiviazione del pubblico ministero. Soddisfatti i legali della difesa.

Abusi, carabiniere prosciolto  "La verità mi ha reso giustizia"

Abusi, carabiniere prosciolto "La verità mi ha reso giustizia"

Era accusato di averla violentata all’interno dei bagni della caserma dei carabinieri di Fermo, dove, visto il caldo di quelle giornate, l’aveva accompagnata per darsi una rinfrescata. Una accusa dura e inquietante quella denunciata da una 35enne di un paesino dell’entroterra che però si è rivelata infondata, tanto che il gip Maria Grazia Leopardi, su richiesta del pm Francesca Perlini, ha disposto l’archiviazione nei confronti del militare fermano di 45 anni finito nei guai. Soddisfatti i legali del militare, gli avvocati Massimo Di Bonaventura e Riccardo Ferroni (nella foto). "Siamo sempre stati certi dell’innocenza del nostro assistito – spiega l’avvocato Di Bonaventura – certezza confermata dalla perizia psichiatrica, che ha descritto la narrazione dei fatti come fantasiosa e inventata. Nonostante le accurate indagini svolte dalla Procura e dai carabinieri, nulla è emerso a carico dell’indagato. Colgo l’occasione per ringraziare i vertici dell’Arma per aver prestato collaborazione alla nostra attività investigativa".

"Questa vicenda – spiega il protagonista – mi ha profondamente segnato. Fermo è sempre stato in me il senso di fiducia e di giustizia verso le istituzioni e il profondo amore che ho verso l’Arma e la divisa che indosso. Per questo non ho mai smesso di credere nei valori che mi hanno spinto ad arruolarmi. Ero certo che la verità della mia innocenza sarebbe venuta fuori. Ora è tempo di pensare a me stesso. Un grazie ai miei avvocati che hanno sempre creduto in me e a quelle persone che mi sono state sempre vicine".

Gli episodi incriminati erano stati quattro e, secondo il racconto della 35enne, si erano consumati in due occasioni, nel luglio e nel settembre 2021.

Secondo la ricostruzione fatta dalla 35enne, lei si era recata presso il Comando provinciale per chiedere informazioni sul comportamento da adottare nei confronti di un uomo che l’aveva presa di mira. Una volta in caserma, come da procedura anti Covid, il piantone l’aveva sottoposta alla misurazione della temperatura corporea, che era risultata alta. Il carabiniere l’avrebbe quindi invitata a rinfrescarsi in bagno per accelerare i tempi di raffreddamento. Una volta dentro, però, il militare avrebbe approfittato di lei. A settembre la giovane, sempre per gli stessi problemi di stalking, si era recata nuovamente in caserma per formalizzare una denuncia.

Anche in quell’occasione aveva incontrato lo stesso piantone. Anche in quell’occasione la temperatura era risultata alta e anche in quell’occasione, per ben due volte, il carabiniere l’avrebbe accompagnata in bagno per rinfrescarsi: lì l’avrebbe spogliata e palpeggiata per poi violentarla. La 35enne aveva deciso di denunciare tutto agli stessi carabinieri che avevano fatto scattare l’indagine. Un’indagine che aveva subito fatto emergere falle nel racconto e i tanti interrogativi: perché la presunta vittima non aveva gridato per chiedere aiuto? Perché non si era mai recata in ospedale per farsi medicare? Oggi le risposte sono chiare: la perizia psichiatrica sulla presunta vittima ha gettato più di un’ombra sulla sua credibilità, tanto che alla fine i fatti sono risultati insussistenti.

Fabio Castori