Agostini: "Vita sconvolta per quattro famiglie"

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"Quattro persone non più giovani, over 50, provate dalla vita, di certo sfortunate quando lunedì 7 novembre 2022 ricevono due notizie di quelle che cambiano la vita, in peggio: al mattino una mail le avvisa che i servizi di vigilanza nello stabilimento Fendi di Porto San Giorgio cessano alle ore 12 del giorno stesso, il pomeriggio una raccomandata le informa che “l’appalto Fendi’’ è cessato, si dispone una settimana di ferie, quindi di prestare servizio a Roma dal lunedì successivo". E’ l’avvocato Andrea Agostini a rendere noto quello che è capitato a quattro persone di Porto San Giorgio le quali si sono rivolte a lui per impugnare il trasferimento e per le necessarie tutele, chiedendogli anche di far sentire la loro voce con una lettera aperta alla stampa. Agostini spiega che La vicenda trae origine dal fatto che Fendi, marchio italiano del lusso, cessa l’attività a Porto San Giorgio per ampliarla con trasferimento a Fermo in un nuovo stabilimento, inaugurato il 5 ottobre scorso, dove i servizi di vigilanza continuano ad essere svolti da altri con conseguente cessazione dell’appalto con l’azienda fornitrice di servizi, la quale occupa a tempo indeterminato tra gli altri i quattro citati lavoratori”. Usando nomi di fantasia si tratta di: Maria, marito precario e figlia minorenne da crescere; Giovanna, separata, un figlio agli studi universitari e un altro 18enne inoccupato cardiopatico; Mario, moglie con pensione di invalidità e figlia 24enne disoccupata in categoria protetta; Antonio, figlia 21enne, gravemente disabile, che necessita di assistenza continuativa perché incapace di comunicare verbalmente e autonomamente mangiare, vestirsi, muoversi: “Assunte nel 2019, sempre impegnate nello stabilimento di Porto San Giorgio – rimarca l’avvocato Agostini - in un sol giorno, invece di essere ricollocate a 12 km di strada, si trovano spedite a 250 km lontano dalle loro famiglie, a cui prestano fondamentale sostegno materiale e morale. Quattro famiglie sono ora nel limbo. Inevitabile per loro impugnare il trasferimento e sperare che, pure chi non ha responsabilità diretta, attento a valori di inclusione sociale, prenda coscienza dell’accaduto".

Silvio Sebastiani