Il Papa proroga l’arcivescovo: "Dovete sopportarmi ancora"

L’arcivescovo Conti prorogato nell’incarico dal Papa per qualche altro mese

Monsignor Conti compie 76 anni (foto Zeppilli)

Monsignor Conti compie 76 anni (foto Zeppilli)

Fermo, 31 maggio 2017 - Compie 76 anni l’arcivescovo Luigi Conti, un compleanno speciale e la festa è nella sua chiesa, nell’Istituto teologico che a Fermo vede una nuova vitalità. Nell’aula magna ci sono i ragazzi che studiano e i sacerdoti che con il vescovo Conti hanno trascorso questi anni in diocesi, da don Vinicio Albanesi a don Pietro Orazi.

«Il cielo stellato dentro di sé, la legge morale fuori di lì» è mutuando e personalizzando le parole di Kant che il biblista Antonio Nepi trova l’augurio più sincero per Conti, l’occasione è la nuova pubblicazione che l’Istituto ha voluto dedicare proprio al vescovo, nel numero 64-65 della rivista Firmana. All’interno, articoli di studiosi e docenti dell’istituto, ricercatori e firme di fama internazionale che hanno scelto lo studio, la filosofia, la riflessione teologica per dire grazie all’arcivescovo. La docente di teologia dogmatica, Viviana De Marco, ha preso in prestito le parole di Papa Giovanni Paolo II per sintetizzare l’esperienza del vescovo Conti: ««Fare della chiesa la casa e la scuola della comunione». Don Tarcisio Chiurchiù ha proposto una riflessione sugli anni ’70, gli anni in cui è cominciata l’esperienza da sacerdote di monsignor Conti, commosso e emozionato il vescovo che ha chiuso la giornata, lasciando che il cuore faccia la sua parte: «Le cose che ho ascoltato mi sono risuonate nel cuore, io sono molto riservato e voi mi avete sopportato per 11 anni e mi dovete sopportare ancora per qualche mese.

Il Papa ha prorogato il mio mandato ancora per un po’ di tempo, forse troppo secondo me. Mi sono reso conto della ricchezza e della gratuità di questa diocesi, in questi anni. Questa chiesa mi ha aiutato a mettere in fila le cose fondamentali per un vescovo, il primato della Parola, la centralità dell’Eucarestia, l’estremismo della carità. Si sono moltiplicate le sedi Caritas, abbiamo lavorato coi volontari e col servizio civile. La presenza dei migranti in seminario oggi si rivela come un’opera di carità che non potevamo ignorare e che nessun’altro copre. Don Vinicio ha ricordato al Papa che noi qui abbiamo cominciato prima che lui lo dicesse».