"Ayrton Senna mi regalò il suo cappello prima di morire"

Marilungo, 49 anni, di Porto Sant’Elpidio, metterà all’asta il berretto del pilota

Marilungo con il cappello di Ayrton Senna

Marilungo con il cappello di Ayrton Senna

Fermo, 23 maggio 2019 - A distanza di 25 anni dalla tragica morte del pilota di Formula1, Ayrton Senna, Fabrizio Marilungo, 49 anni di Porto Sant’Elpidio ha deciso di tirare fuori dal caveau della banca in cui lo ha custodito per tutto questo tempo, il cappello che il campione gli aveva regalato poche ore prima del terribile incidente sulla pista di Imola che gli costò la vita. 

Marilungo, come mai si trovava nel box di Senna, quel giorno?  «Mi sono sempre piaciuti i motori e avevo delle amicizie che mi consentivano di accedere a questi luoghi,riservati agli addetti ai lavori. A forza di andarci, la confidenza con Senna è aumentata. Mi aveva preso in simpatia e ogni volta, ci incontravamo, parlavamo. Quel giorno, avendo il pass per accedere a tutti i box, ho scelto di stare in quello di Senna che avevo già incontrato fuori dal circuito, qualche ora prima». 

Ricorda quando gli ha regalato il cappello?  «Molto bene. È stato prima di andare al briefing, intorno alle 10,30. Mi si è avvicinato e mi ha messo in testa il suo cappello, quello che aveva indossato proprio quella mattina. Poi ci siamo abbracciati e salutati. Qualche ora dopo è accaduto il peggio». 

Com’era visto da lei Ayrton Senna?  «Una persona fantastica, di cuore. Molto simpatico, molto alla mano, molto religioso». 

Come ha reagito subito dopo l’incidente?  «Ero con un familiare di Senna. È stato difficilissimo. Ho pianto a lungo». 

Quel cappello ha un valore anche simbolico. Perché metterlo all’asta?  «Devo dire che il mio rapporto con quell’accessorio è molto freddo, perché mi ricorda un momento brutto. Non l’ho mai indossato in tutto questo tempo». 

Perché lo tira fuori dal caveau solo adesso?  «Perché era tempo di farlo. Già 7 anni fa, sono stato contattato da Londra, da qualcuno che l’aveva fatto stimare. Mi sono consultato con un esperto francese, che mi ha dissuaso dal venderlo. A ottobre, alla casa d’aste Artcurial, di Parigi venderanno parecchi oggetti appartenuti ad Ayrton. Ho pensato che fosse il momento giusto». 

Come ha fatto a dimostrare che sia davvero appartenuto a Senna?  «Ho dovuto affrontare tante prove, che ho superato. Dalla casa d’aste mi hanno chiesto informazioni di ogni tipo, tutto ciò che poteva dimostrare l’autenticità del cappello. Mi hanno proibito di indossarlo, forse per fare ulteriori accertamenti prima di bandirlo».

Cosa si aspetta dalla vendita del cappello del campione? «Che vada in mano a qualcuno che lo apprezzi». 

E sul ricavato? «Valuterò cosa farne, se devolverlo in beneficenza o altro...».