
Pascucci ha chiesto di portare l’attenzione alla piena applicazione della norma sull’Ivg facendo presente le difficoltà delle donne alla Regione: ma diversi consiglieri hanno lasciato l’aula.
Sembrava un consiglio comunale come gli altri, tra discussioni infinite e anche un momento di festa per la cittadinanza onoraria concessa a Mark Palnikaj, ricercatore e archivista albanese. Ci sono stati 45 minuti di discussione legati alla gestione dei cassonetti dei rifiuti, raddoppiano le sanzioni per gli abbandoni di immondizia nel territorio. E poi, chi danneggia e blocca ascensori e scale mobili dovrà pagare i danni, i costi per il ripristino, una multa, contro i vandali che da qualche tempo collezionano video in giro per la città. Fin qui, tutto bene.
Il problema si è presentato al punto numero 14 dell’ordine del giorno, è Nicola Pascucci della lista ‘La città che vogliamo’ a proporre una questione del tutto rilevante, sulla carta per niente divisiva, nella realtà un campo di battaglia, dentro una amministrazione nata civica e oggi, a due passi dalle elezioni regionali, ad un anno dalle comunali, molto politica e ormai partitica. Pascucci ha chiesto di portare l’attenzione alla piena della legge 194 sull’aborto, con il potenziamento dei consultori, la possibilità di accedere all’interruzione di gravidanza farmacologica, tra il pubblico una quindicina di donne coinvolte da Gaia Capponi e Sabrina Isidori, tesa fin da subito la situazione. Una materia su cui il comune non ha competenze dirette ma su cui può fare pressione, si è detto da più parti.
Pascucci chiedeva di appoggiare la mozione che chiedeva di "sollecitare la Giunta Regionale a garantire piena conformità alle linee di indirizzo ministeriali del 2020 e le raccomandazioni delle società scientifiche del 2024 sull’uso della RU486 oltre la settima settimana, permettendo l’accesso alla procedura farmacologica presso i consultori in de-ospedalizzazione; contrastare l’ingresso di soggetti non qualificati e con finalità antiabortiste nei consultori pubblici, proteggendo la laicità delle istituzioni sanitarie e garantendo il diritto di autodeterminazione delle donne come sancito dalla legge 194/78 e dalla giurisprudenza internazionale".
Parole che hanno provocato l’abbandono dell’aula da parte di diversi esponenti della maggioranza, per prime le consigliere Remoli e Mariani e poi seguite da Tramannoni, Palmucci, Acito, Simoni, Lucci, Tulli, Rocchi, Giacobbi, Ferroni oltre agli assenti: "Ci ha pensato il consigliere Bargoni a mettere la pietra tombale sulla maggioranza attendendo sul cancelletto la conta del numero dei consiglieri da parte del presidente del consiglio Trasatti, uscendo e facendo così di fatto venir meno il numero legale. Fin troppo chiare le incomprensioni all’interno della maggioranza, fin troppo chiara la crescente e, oggi, definitiva nostra distanza con conseguente uscita dalla stessa".
Una crisi che era cominciata con l’allontanamento del gruppo dall’assessore di riferimento, Micol Lanzidei, oggi conclusa con l’uscita dalla maggioranza dell’intero gruppo: "Abbiamo dimostrato ‘fedeltà’ all’attuale maggioranza votando sempre con serietà e responsabilità nonostante i reciproci rapporti fossero compromessi da tempo: la scelta di non chiedere la sostituzione dell’assessora Lanzidei, non più rappresentante la lista stessa, ne è stata l’ennesima prova. Siamo stupiti e amareggiati".
Per il Pd è Paolo Nicolai a spiegare: "Certamente era un punto dove la libertà di coscienza poteva lasciare spazio a prese di posizioni diverse in seno alla stessa maggioranza ma l’astensione o il voto contrario potevano essere il giusto modo di comunicare il proprio dissenso, in virtù del fatto che molti consiglieri della stessa coalizione di governo cittadino avevano sottoscritto l’odg. Oramai credo che il civismo (di destra) nella nostra Fermo sia politicamente finito. Qualcuno dovrebbe prenderne atto. Nel contempo ieri sera abbiamo passato 45 minuti a disquisire di cassonetti dell’immondizia". Tanti i commenti sui social su una situazione che sarà discussa in un altro consiglio comunale.