Poi magari alla fine qualcuno spiegherà che bisogno c’era di sostituire il direttore generale della sanità fermana se poi, dopo nemmeno sette mesi, si tornava al punto di partenza come si fa col Monopoli. È arrivato a maggio Gilberto Gentili a guidare la nuova azienda sanitaria territoriale, per poi finire dentro la finanziaria del Governo che cambia anche le pensioni ed essere costretto ad andare a riposo già dal 31 dicembre. Ed ecco il colpo da maestro, chi ci vuoi mandare a Fermo se non il defenestrato Roberto Grinta che qui è stato per un paio d’anni, dal 2021, e che tanto sperava di poter finire il lavoro iniziato? Un veto, quello sul suo nome, arrivato più per motivi politici che per altro, nel balletto delle nomine che c’è stato lo scorso maggio sono già due i direttori generali che hanno finito per essere sostituiti, quello di Macerata, dove è arrivato un manager dalla Lombardia e la nostra, che di tutto ha bisogno tranne che di nuovi inciampi e ritardi. Ecco allora che per riprendere subito il lavoro meglio tornare indietro e richiamare chi già c’era, riportare Grinta al suo posto dopo averlo fatto tornare al suo lavoro, a Fano. Sarà di nuovo qui dal 1 gennaio, da capire se confermerà anche il direttore amministrativo, Alberto Carelli, e la direttrice sanitaria Simona Bianchi che sono espressione di Gentili e che hanno già cominciato a lavorare in pieno sui tanti tavoli aperti per la sanità fermana. Quello che è certo è che almeno non si è perso tempo per assicurare la continuità del lavoro, nella consapevolezza di quante cose ci siano da fare tra ricerca di medici da assumere, turni da garantire coi risicati infermieri che ci sono, liste d’attesa infinite, l’ospedale nuovo di Amandola da organizzare e quello di Fermo tutto da inventare. Nel mezzo ci sono le persone che hanno bisogno di cure e che chiedono solo di potersi fidare di un ospedale in grado di dare risposte.
a.m.