Blitz nell’appartamento dell’infermiera indagata

I carabinieri del Nas, coordinati dalla Procura, hanno perquisito l’abitazione della donna e un ambulatorio privato che fa medicazioni

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di Fabio Castori

Procede a ritmi serrati l’indagine dei carabinieri del Nas, coordinata dalla Procura, sul presunto ammanco di farmaci e materiale sanitario in ospedale, che sarebbero stati poi utilizzati per attività private. I militari hanno fatto scattare le perquisizioni anche nell’abitazione dell’infermiera, attualmente unica indagata per l’inchiesta in cui le viene addebitato il grave reato di peculato. Perquisizioni anche in una sorta di ambulatorio privato per medicazioni, che la donna gestisce insieme ad un parente. L’esito dei controlli è tenuto ancora nel massimo riserbo e dovrà essere comparato con la documentazione sui carichi e gli scarichi di farmaci e materiale effettuati al Murri, che i carabinieri hanno acquisito dagli uffici dell’Asur di via Zeppilli. Gli investigatori del Nas hanno anche ascoltato un testimone che avrebbe visto più volte l’infermiera uscire dal lavoro con borsoni pieni di medicinali, siringhe e altra attrezzatura sanitaria. La persona sentita avrebbe confermato che la donna, in servizio al Pronto soccorso, quando staccava dal suo turno faceva scorta di materiale.

Ipotesi chiaramente tutte da verificare, anche attraverso le immagini della videosorveglianza che sono al vaglio dei militari dell’Arma e attraverso le bolle di consegna dell’attrezzature e dei farmaci. I carabinieri hanno rintracciato alcuni pazienti che l’infermiera e il suo parente assistevano privatamente fuori dalle mura ospedaliere e dovranno essere sentiti in questi giorni per capire che tipo di attività effettuasse la donna e se utilizzasse prodotti ospedalieri trafugati al Murri. L’indagine dei carabinieri ha preso il via dall’esposto di un privato che accusa l’infermiera di aver distratto nella sua qualità di pubblico ufficiale materiale ospedaliero per uso e profitto privato. Insomma, il classico caso di peculato che però è ancora tutto da dimostrare. Nel momento in cui il castello accusatorio iniziasse a prendere consistenza, non è escluso che l’inchiesta possa allargarsi a persone vicine all’infermiera e ad eventuali complici.