"Case affittate in uno stato penoso. Chi accetta è disperato"

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"Anche se la legislazione dei contratti di affitto è la stessa tra privato ed ente pubblico e tra privato e privato, le case di via Graffigna vengono consegnate vuote dall’Erap in condizioni penose: porte che non chiudono, finestre rotte, battiscopa staccati dall’umidità, manca il salvavita, bagni che non funzionano, e le cantine o le soffitte al momento della consegna non vengono neanche indicate al locatario". Tornano all’attacco i residenti del complesso popolare di via Graffigna, dopo le proteste per le condizioni di degrado in cui sono costretti a vivere e le spiegazioni del sindaco e dell’presidente regionale dell’Erap.

Gli affittuari spiegano che al momento della stipula del contratto non viene fatto vedere loro l’appartamento e non sanno, quindi, in che condizioni lo trovano. "Il referente dell’Erap – spiegano dopo le parole del sindaco Calcinaro e del presidente Erap Di Ruscio – non accompagna il nuovo entrante a vedere lo stato di questo spazio e il nuovo affittuario si ritrova a non poterlo utilizzare perché pieno di immondizia di qualcun altro, con la porta rotta e magari senza neanche il filo della corrente dove poter mettere una lampadina. Quando parliamo di doveri dell’affittuario bisogna anche sapere quali sono i doveri di chi affitta, ma purtroppo in certe condizioni di urgenza si accetta tutto e si diventa subito vittime di una condizione fuori dal normale".

Secondo in residenti il sindaco vuole portare l’attenzione sui doveri degli affittuari ma forse non sa in quali condizioni sono consegnate le case: "Sono locali dove manca sicurezza e chiunque si chiede perché le forze dell’ordine non intervengono pur sapendo da anni cosa accade fra queste mura. L’ultimo appartamento consegnato è stato dato con i buchi sulla porta d’entrata e la famiglia all’interno ha dovuto chiuderli con della carta. Un appartamento quest’estate è stato scassinato dai ladri e ad oggi la porta è ancora rotta, devono lasciarla aperta perché non è stata sistemata. Il cartello della videosorveglianza è una finzione, come risulta essere l’aiuto che si ha nei momenti di difficoltà, che spinge una persona, con famiglia a seguito, ad accettare queste abitazioni. Gli assistenti sociali come le politiche di inclusione di questo Paese sono solo una formalità, perché tutti ci chiediamo come è possibile locare una famiglia con dei bambini in un contesto simile. Perché un bambino deve vivere la paura e il terrore di una realtà totalmente inadatta alla sua età come per esempio uscire di casa e trovare sconosciuti davanti alla porta, respirare sulle scale sostanze tossiche, assistere a risse, a spacci sotto agli occhi, o svegliarsi di notte con le grida di qualche ’fuori di testa’ nel palazzo. Se ci sono persone che non devono vivere all’interno del condominio di via Graffigna bisogna trovare una soluzione e non può essere un problema che si riflette sui residenti".