MARISA COLIBAZZI
Cronaca

Ci mancavano i dazi. Il calzaturiero in crisi guarda Oltreoceano in attesa di Trump

In passato erano già stati introdotti, durante il primo mandato di. The Donald, ma non avevano colpito il settore. Ora le news fanno paura.

Il presidente Usa ha firmato decine di decreti in pochi giorni

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Ci mancavano soltanto i dazi. O meglio, i nuovi dazi annunciati da Donald Trump, tornato per la seconda volta alla Casa Bianca da nenache un mese ma che dal giorno del suo insediamento continua a lanciare pericolosi strali contro l’Europa. A iniziare proprio dalla minaccia dei dazi. Di questa ennesima criticità, il settore calzaturiero e tutto l’indotto, avrebbero fatto volentieri a meno, dovendo già subire le conseguenze della complessa e conflittuale situazione geopolitica, di una crisi che non conosce tregua, con mercati ampiamente rodati e di riferimento che sono stati messi in forse, o in forzato standby per non si sa quanto tempo ancora. Dopo la crisi del mercato russo – confida qualche imprenditore – logicamente i calzaturieri si sono rivolti con maggiore convinzione verso altre destinazioni e gli Stati Uniti sono una di queste.

Con il primo Trump, i dazi erano già stati introdotti ma, fanno notare i calzaturieri, erano gestibili e l’export del settore moda, non ne ha risentito più di tanto tant’è che, nelle Marche continua ad avere un ruolo preminente rispetto ad altri settori. Certo, qualora dovessero subire aumenti, le complicazioni aumenteranno andando ad aggiungersi alla pesante crisi in atto, facendo precipitare un intero comparto, già traballante di suo. Lo sanno bene le associazioni di categoria Confindustria, Cna e Confartigianato che, unanimamente, si appellano e confidano nel buon senso delle parti, sollecitando una indispensabile reciprocità tra Europa e Usa. I dazi minacciati da Trump sui prodotti dell’export europeo non saranno uguali per tutti per cui si ipotizzano tariffe doganali differenziate. Intanto, in mancanza di certezze sull’entità e sulla modalità con cui saranno applicati i dazi, ogni impresa si attrezza come può per prevenire ogni conseguenza, per non farsi trovare impreparata dinanzi a scenari nebulosi in cui l’aspetto economico diventa fondamentale e strategico per sopravvivere.

Sul piatto, c’è anche il rischio di un sensibile calo delle commesse con le inevitabili ripercussioni sull’aspetto occupazionale, già fortemente vessato. Ma, mostrando quella resilienza che è da sempre la forza dei nostri imprenditori, c’è chi evidenzia un altro effetto dell’annunciata revisione delle tariffe doganali da parte degli Usa: "L’aumento dei dazi si riverbera anche sul consumatore finale americano, con aumenti inevitabili. Difficile pensare, allora, che alcune tipologie di merci in cui noi siamo bravi come ci riconosce il mondo intero (calzature, moda su tutti) e che la clientela americana apprezza e chiede, possano realizzarsele da soli, in America, con lo stesso risultato. Non saranno mai la stessa cosa, per cui saranno costretti ad acquistarle qui da noi". Intanto le associazioni di categoria guardano anche allo Stato, chiedendo di sostenere le aziende con interventi pubblici, per la ricerca di nuovi mercati e nuove commesse.

Marisa Colibazzi