Lo hanno rincorso in cinque e, una volta raggiunto, gli hanno sparato alla bocca. Fortunatamente il proiettile è fuoriuscito da una guancia e la vittima, un 30enne di origini tunisine, si è salvata. C’è aria di guerra tra clan a Lido Tre Archi. Quello che è accaduto l’altro ieri sera, ovvero il rogo di tre auto riconducibili ai resti dell’organizzazione di matrice tunisina sgominata nelle scorse settimane dalla polizia, era solo un segnale che la banda rivale, dopo l’uscita dal carcere del capo, volesse riprendersi il mercato degli stupefacenti. E così è stato, visto che ieri sera, dopo le intimidazioni, si è passati ai fatti. Erano da poco trascorse le 20,30 quando si è scatenato un inseguimento che si è snodato tra via Segni e via Moro. Cinque persone hanno aggredito il giovane, che per difendersi ha impugnato un cacciavite. Uno degli inseguitori, però, una volta raggiunto il 30enne, ha tirato fuori la pistola esplodendo alcuni colpi, uno dei quali lo ha centrato in viso. Un residente, che ha assistito al fatto di sangue da lontano, ha subito lanciato l’allarme. Sul posto sono subito intervenuti i sanitari del 118 che, dopo le prime cure, hanno caricato il ferito e lo hanno trasportato al pronto soccorso dell’ospedale di Fermo, dove si trova ora ricoverato in gravi condizioni. In via Moro anche la polizia e i carabinieri ma, al loro arrivo, gli aggressori avevano già fatto perdere le loro tracce.
L’aggressione a colpi di pistola rappresenta un ulteriore segnale che non lascia spazio alle interpretazioni, e che va ad aggiungersi una scritta minatoria sulla cabina ascensore del palazzo dove alloggiano i pochi tunisini non ancora finiti nella rete degli uomini della questura. Una scritta in cui si legge “Danger”. Pericolo. Pericolo per chi, approfittando dell’assenza di uno dei boss della malavita locale, si è accaparrato la piazza di Lido Tre Archi. Il ritorno del boss ha già acceso gli animi dei suoi sodali e forse non solo quello (vedi le tre auto bruciate l’altro ieri sera). E poi quei messaggi intimidatori il cui riferimento è chiaro e in cui vengono sottolineati i pieni del palazzo dove vivono i “rivali”.
Intanto gli investigatori delle forze dell’ordine hanno già acquisito le immagini della videosorveglianza pubblica e privata. L’obiettivo è dare al più presto un nome e un volto a chi ha dato fuoco alle tre auto e identificare gli autori della sparatoria.
Fabio Castori