Coltellate all’amico per una donna La Procura: ventuno anni a Finucci

La difesa del 58enne ha chiesto l’assoluzione invocando la legittima difesa. La decisione spetta al giudice

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di Fabio Castori

Ventuno anni di reclusione per tre minuti di follia. Questa la pena richiesta dal pm Francesca Perlini nel corso della requisitoria del processo con rito abbreviato per il brutale omicidio passionale dell’imprenditore Marzio Marini, il 53enne di Piane di Montegiorgio ucciso a coltellate dall’amico Paolo Finucci, 58 anni di Belmonte Piceno. La famiglia della vittima, che si è costituita parte civile tramite l’avvocato Gabriele Cofanelli, si è allineata alla richiesta del pm e ha chiesto un risarcimento danni di 200mila euro. Il difensore dell’imputato, l’avvocato Antonella Natale, ha invece portato avanti la tesi della legittima difesa e chiesto quindi l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato. Il processo è stato poi aggiornato a luglio per l’ascolto del consulente tecnico del giudice.

Nel frattempo l’imputato resterà in carcere fino al termine del procedimento. Erano da poco passate le 23,28 del 16 luglio scorso quando Marini, acciecato dalla gelosia, si era recato a casa dell’amico, in una zona residenziale di Belmonte Piceno. Finucci, spaventato, era uscito da casa portando un coltello con sé e tutto si era consumato in appena tre minuti. Marini era sceso dall’auto e aveva iniziato ad inveire contro l’amico e la donna, quindi dalle parole erano passati ai fatti: Finucci aveva tirato fuori il coltello e lo aveva colpito con tre fendenti. Poi, rendendosi conto di ciò che aveva fatto aveva gettato il coltello a terra e aveva iniziato a disperarsi. Nel frattempo i vicini sentendo il frastuono, avevano allertano i carabinieri alle 23,31, stessa cosa aveva fatto la fidanzata di Finucci, che si era resa conto della gravità delle condizioni di Marini. Sul luogo del fatto di sangue erano intervenuti anche i sanitari del 118, che avevano subito capito quanto la situazione fosse disperata. Dopo le prime cure sul luogo del fatto di sangue, gli operatori avevano iniziato una disperata corsa verso l’ospedale Murri.

La vittima, però, aveva perso tantissimo sangue e, durante il trasporto al pronto soccorso, era andato in arresto cardiaco. I sanitari non erano riusciti a far ripartire il cuore ed erano giunti in ospedale, ma per Marini ormai non c’era più nulla da fare: era spirato pochi minuti dopo. Per Finucci erano scattate immediatamente le manette con l’accusa di omicidio volontario.