Fermo, combattimenti clandestini tra cani. Trovate due carcasse

Lido Tre Archi, non è la prima volta che accade, i residenti: "Atrocità medievali, cominciamo ad avere paura"

Combattimento tra cani

Combattimento tra cani

Fermo, 9 luglio 2019 - Torna l'incubo dei combattimenti clandestini dei cani. A sollevare la questione, che sta diventando più di una semplice ipotesi, sono i residenti di Lido Tre Archi, che proprio in questi giorni hanno rinvenuto due carcasse di cani morti ai margini del quartiere. Non è la prima volta che vengono effettuati ritrovamenti di questo tipo e se la gente prima aveva solo qualche sospetto, ora esce allo scoperto per denunciare pubblicamente questi barbari episodi.

«Qui – racconta una donna del posto – ci sono tantissimi cani cosiddetti da combattimento e ogni due o tre giorni qualcuna di queste povere bestie addestrate alla guerra sparisce e viene poi rinvenuto il suo cadavere dilaniato. L’altro giorno ne sono stati trovati due e, come detto, non è la prima volta che accade. Una era un cane di razza Rottweiler, l’altro aveva una stazza più o meno simile, ma, essendo ridotto peggio, non siamo riusciti a capire che tipo di animale fosse».

Come detto, già in passato erano stati segnalati casi analoghi che si sarebbero consumati in una sorta di arena clandestina situata nel piazzale dietro al palazzo R1, affianco al ponte che collega Lido Tre Archi a Porto Sant’Elpidio. E’ qui che periodicamente si consumerebbe il macabro rituale con tanto di scommesse sui vincenti. I residenti lo sanno e sanno anche chi gestisce questo crudele giro d’affari, ma la maggior parte di loro ha paura di parlare, perché teme ritorsioni: «Le scommesse sui combattimenti tra cani sono ormai una realtà nel nostro quartiere e si svolgono nei pressi di via Tobagi. Purtroppo è un fenomeno difficile da individuare per le forze dell’ordine perché i promotori sono bene organizzati. Solitamente si servono di due complici, muniti di telefonino, che si posizionano nei pressi degli ingressi principali di Lido Tre Archi. In questo modo controllano l’eventuale arrivo di pattuglie della polizia o dei carabinieri e lanciano l’allarme. All’arrivo delle forze dell’ordine, anche se in borghese, scatta «il protocollo di sicurezza»: i riflettori si spengono e nessuno vede più nulla. Purtroppo è un rituale tanto abituale quanto indegno che ci rende tutti colpevoli. Chiudere gli occhi di fronte ad atrocità medioevali è sbagliato, ma la gente ha paura».