Coronavirus Fermo, ospedale Murri ai limiti. "Troveremo altri letti"

Livini: oggi ne sono occupati 68, se dovesse servire c’è un piano per arrivare a 143 e aprire le sale operatorie

Il direttore dell’Area Vasta 4, Licio Livini, invita tutti alla collaborazione

Il direttore dell’Area Vasta 4, Licio Livini, invita tutti alla collaborazione

Fermo, 25 marzo 2020 -  Unità, collaborazione, solidarietà. Sono le parole chiave di un discorso lungo e accorato di Licio Livini, il direttore dell’Area Vasta 4 vive con la mascherina sul volto e il telefono sempre acceso, per una situazione ormai al limite. "Ci sono dichiarazioni spettacolari che in questo momento non servono, bisogna trovare una giusta serenità e tranquillità importante anche per chi deve decidere", raccomanda Livini.

Spiega che siamo ormai in una fase molto avanzata dell’emergenza, sono stati rispettati i passaggi impostati dall’unità di crisi che immaginava una progressione dei contagi e dei ricoveri: "All’inizio c’era la separazione all’interno del Murri tra spazi puliti e sporchi, cercando di far convivere un ospedale che non poteva essere tutto dedicato al Covid, mettendo da parte aree e servizi che dovevano continuare, siamo arrivati a 87 posti letto dedicati per la fase dell’emergenza grave. Poi sono state fatte azioni in emergenza severa per altri posti letto disponibili, accorpando le chirurgie insieme, in un’unica area, liberando un reparto intero e altri 36 letti. La terza fase è di oggi, ha messo insieme le aree Utic e cardiologia, in una fase ancora più grave si apriranno anche le sale operatorie. Un insieme di riorganizzazione che potrebbe comportare l’uso di 143 posti letti finali, oggi ne occupiamo 68. Siamo alla metà".

Crescono i contagi, crescono i pazienti e i sanitari che si sono infettati proprio al Murri: "Oggi siamo pronti a fare tamponi al personale, qualche percorso imperfetto ha creato turbolenze e casi di contatto. Un’emergenza di questa dimensione non si poteva prevedere, ci sono sorprese di continuo, i tamponi volevamo farli fin dall’inizio, non è dipeso da noi che non si è arrivati prima. Abbiamo forzato la mano per fare tamponi ad operatori tutti, perché le indicazioni erano altre. Ci dicevano solo di farli ai sintomatici e a chi manifestava qualche segno clinico. Abbiamo scelto di farli a tutti gli operatori ospedalieri e soprattutto a quelli che lavorano nelle aree cliniche. Ci sono difficoltà nel reperire i tamponi e i reattivi e tutto quello che serve per avere risposta di laboratorio. Mancano i dispositivi di protezione individuale e ventilatori qui come in tutta Italia. Ci dicono che dovevamo essere più pronti più bravi non dovevamo trascurare nulla. Abbiamo cercato di fare del nostro meglio, posso dire che è stato fatto, qualcosa poteva essere governato meglio ma il fenomeno è imprevedibile e pieno di sorprese, quando pensi di avere un ambiente pulito senza covid te lo trovi dentro".

Non ci si aspettava il contagio a Medicina, una sfortuna la definisce Livini: "Oggi ci sentiamo tranquilli per quello che stiamo realizzando. Comincia a prendere corpo l’ospedale riorganizzato che ha diviso le aree, andiamo avanti col programma messo nel percorso della unità di crisi. Davanti al nostro pronto soccorso abbiamo messo tre tende, una grande e due più piccole, faremo valutazione pazienti per concentrare i tamponi, unico modo diretto e veloce per avere risposte in tempi rapidi".