"Disturbi alimentari, con fatica si guarisce"

Iacopini dirige il centro che fa riferimento all’Area Vasta 4: arrivano richieste continue da famiglie preoccupate

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La voce preoccupata, il viso stanco, il telefono che suona di continuo. Non si perde facilmente d’animo Patrizia Iacopini, la psichiatra che ormai da tanti anni dirige il centro per i disturbi dell’alimentazione di Fermo, punto di riferimento non solo per il nostro territorio ma per la regione. Alla vigila della giornata del fiocchetto lilla, dedicata ai disturbi dell’alimentazione, confida tutto il suo sconforto, la difficoltà di rispondere a quella che è una vera e propria emergenza sociale.

"Arrivano di continuo richieste tutte urgenti da parte di famiglie allarmate – spiega –, ci segnalano di giovani e giovanissimi, sia maschi che femmine, che si trovano già in condizioni critiche e gravemente sottopeso o con altri problemi legati all’alimentazione". L’emergenza arriva anche dall’Ucraina, in questi giorni saranno visitate due ragazze scappate dalla guerra, una ha 14 anni, è alta un metro e 70 e pesa appena 25 chili: "In tutto questo ho mezza equipe a casa con il Covid perché il Covid c’è ancora e fa ancora male. Al Cup per una visita da noi bisogna aspettare novembre e chi ha bisogno di aiuto deve riceverlo oggi". In carico ci sono centinaia di giovani, dai 14 in avanti, ma anche 40enni che con la pandemia pandemia, la chiusura a casa, hanno visto esplodere condotte alimentari che parlano di disagi emotivi più importanti, depressione, attacchi di panico o altre patologie: "E’ un fenomeno enormemente in crescita, ci sentiamo veramente frammentati da una bomba che è esplosa. I presupposti c’erano, parlavo già di epidemia sociale dovuto ad una fragilità che si esprime così, con una ricerca di controllo da esercitare sul proprio corpo, lo diciamo da anni, ora è diventata insostenibile, il personale anche sanitario vive tuttora una fase pandemica che non è finita. Accusiamo la stanchezza e la fatica di chi combatte una guerra senza le armi giuste". Nelle Marche non c’è ancora una struttura residenziale, il centro di via Zeppilli si appoggia alla psichiatria del Murri o al Salesi per i più giovani ma non ci sono sempre letti a disposizione: "I medici di base funzionano bene come primo filtro, ci scambiamo notizie, abbiamo aperto un dialogo. Poi però non abbiamo la possibilità di appoggiarci a strutture che ci diano sollievo, servono tempi di risposta rapidissimi".

Le famiglie hanno bisogno di essere accolte in un luogo per capire cosa succede e essere rassicurati: "Noi diciamo a tutti che il disturbo alimentare non è un male incurabile, c’è una cura e la possibilità di guarigione. Poi però la fatica è attendere il tempo necessario per la presa in carico. La buona notizia è che i disturbi del comportamento alimentare sono stati riconosciuti da poco tra i livelli essenziali di assistenza e questo dà dignità alla patologia stessa che ha necessità di presa in carico globale con tutti i livelli di assistenza, dall’ambulatoriale, al ricovero semi residenziale, residenziale, per acuti e ai primi livelli con i medici di base e i pediatri. Sono livelli essenziali che devono essere garantiti, speriamo che si possa portare a casa il risultato, sono state stanziate risorse per ogni Regione per adeguarsi, speriamo in segnali di apertura perché altrimenti non ne usciamo".

Angelica Malvatani