Dobbiamo liberarci delle etichette

Ogni alunno della nostra classe si è appassionato alle novelle di Pirandello, che abbiamo letto durante le lezioni. Ciò ha scatenato un dibattito intorno alla definizione del concetto di identità. Infatti sarà capitato a tutti di sentirsi ‘etichettati’ dagli altri, di indossare quelle che Pirandello chiamava ‘maschere’. Oggi le chiamiamo ‘etichette sociali’: delle targhette invisibili che gli altri ci incollano addosso e che possono farci sentire ‘limitati’, oppure che ci imponiamo da soli per sentirci meno ‘sbagliati’. Magari talvolta ci è anche capitato di appiccicarle addosso a qualcuno: quando ad esempio ci arrabbiamo e non riusciamo ad ammettere che anche noi potremmo avere torto, facciamo ‘recitare’ all’altro il ruolo dell’attaccabrighe o del ‘cattivo’. Fa parte della natura umana cercare sia di adattarsi al mondo esterno sia di adattare il mondo a ciò che ci fa più comodo. L’ideale sarebbe riuscire a liberarci da queste maschere che ci impediscono di non essere ciò che siamo per sentirci a nostro agio all’interno della società. Dovremmo provare ad allontanarci dalla definizione che abbiamo o che gli altri hanno di noi, e che ci confina dentro una piccola isola da cui non si può fuggire perché nel mare intorno non si tocca: in fondo, è bello stare sulla terraferma. Togliersi la maschera è una grande sfida, ma a volte, solo ‘smascherandosi’ si riesce a vivere davvero.

Classe II H