Donazione di organi, Fermano poco generoso

La provincia è ultima nelle Marche per le persone che hanno dato l’ok. Il presidente dell’Aido: "Bisogna lavorare sull’informazione"

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di Angelica Malvatani

È una scelta semplice, un sì che cambia la vita di tante persone. Quando si rinnova la carta d’identità c’è la possibilità di dare il proprio consenso alla donazione di organi, se dopo la morte ci dovessero essere le condizioni per farlo. A Fermo in pochi hanno scelto di dire questo sì, il 55 per cento delle persone che hanno rinnovato il documento lo scorso anno ha deciso di non pronunciarsi. Un dato che pone Fermo all’ultimo posto tra le province marchigiane, all’81esimo a livello nazionale, mentre Pesaro, ad esempio, è al 53° posto. Complessivamente le Marche sono risultate 12esime tra le regioni italiane, con un indice del dono di 58,87 su 100, con il 47 per cento di astenuti.

Leggermente inferiore alla media nazionale che nel 2021 si è attestata a quota 59,23100. In questo momento sono circa 8.500 le persone in lista d’attesa in Italia, vite sospese, anche giovanissime, che potrebbero essere salvate. Luca Moreschini, presidente dell’Aido di Fermo, spiega che su quel 55 per cento di astensionismo occorre lavorare: "Sono persone che non hanno detto di no al dono, semplicemente non sono abbastanza informate per aderire. Dunque bisogna lavorare su questo, la nostra associazione ha sempre lavorato incontrando i ragazzi delle scuole ma la pandemia ci ha tenuti fuori per due anni".

Moreschini, che è infermiere di anestesia e rianimazione, spiega che in realtà i fermani sono molto generosi: "Nel 2021 il Murri è stato il secondo miglior ospedale delle Marche per espianti, abbiamo fatto sei prelievi di organi, tantissimi per un territorio piccolo come il nostro. Sono numeri importanti, vuol dire che ci sono state delle vite straordinarie che si sono interrotte e che però hanno moltiplicato la vita. L’ospedale ha messo a punto un sistema eccezionale che coinvolge praticamente tutti i reparti, a partire dalla direzione ospedaliera passando per il nostro reparto con la direzione di Luisanna Cola e l’Aido è sempre a loro disposizione per qualunque cosa occorra, con i nostri mille e 200 iscritti". Moreschini sottolinea che i potenziali donatori di organi non hanno limiti di età. "Vorrei ricordare – aggiunge – che lo scorso anno è stato prelevato il fegato su due uomini di 88 e 90 che sono morti per cause naturali e che con la decisione loro e dei loro familiari hanno salvato delle ragazze di 40 anni. Mi ricordo di Filippo, il bimbo di nemmeno due anni che morendo ha salvato quattro bimbi ed è rimasto in qualche modo tra noi. O lo stesso Matteo Biancucci, il ragazzo di 16 anni che è il simbolo del nostro concorso nelle scuole, che ha donato il suo cuore ad una ragazza di 14 anni. Noi partiamo da queste storie, ogni volta, per far capire il valore del dono per eccellenza. Il messaggio che deve passare è che si effettua il prelievo di organi solo dopo la morte e che ogni fine può essere occasione per un nuovo inizio per qualcuno che aspetta da tanto di tornare a vivere".