Montegranaro, l’artigiano con sei dipendenti che fa le scarpe per Drogba

Moreno Ciccioli titolare della Emac produce sneakers per il calciatore

Drogba con Moreno Ciccioli

Drogba con Moreno Ciccioli

Montegranaro (Fermo), 30 novembre 2017 - «Come avete fatto a scoprire che è la mia azienda a fare le scarpe per Drogba?». La curiosità di Moreno Ciccioli, titolare del calzaturificio Emac, è più che legittima. Quando si pensa a una linea di sneakers di alta qualità, firmate Jad per conto di un nome come quello di Didier Drogba, giocatore del Chelsea, amato e conosciuto in tutto il mondo, il collegamento è con un’azienda almeno di medie dimensioni. Invece, no. «Siamo piccoli – spiega Ciccioli –: un’azienda di sei persone, tutte di famiglia, con la fabbrica sotto casa. Produciamo un centinaio di paia di scarpe al giorno per la nostra linea ‘Alberto Ciccioli’ destinata alla Russia e per Baldinini. E adesso anche per Jad. Ne siamo fieri». Ciccioli ha 40 anni, ha fondato la Emac tre anni fa. Sposato e con due figli, Cesare e Maria, sta vivendo con il legittimo entusiasmo di un artigiano rampante questa opportunità che gli è capitata quasi per caso.

«Era destino che, tre anni fa, incontrassi Alexander Jordan – dice –, un canadese neanche trentenne con cui è nata una bella amicizia. Lui pensava di realizzare una linea di sneakers di alta classe, contando sulla collaborazione di qualche suo amico vip, e cercava un calzaturiero. Meglio se un artigiano». Il canadese, il montegranarese e l’ivoriano (Drogba) si sono incontrati a Londra. Tutto è nato circa tre anni fa. «Drogba è una persona simpaticissima – racconta – è alla mano e generoso. Gli abbiamo esposto la nostra idea di scarpe che a lui è piaciuta molto, ci ha creduto, così come ha creduto in noi e ha deciso di far parte del progetto, dandoci il via per portarlo avanti». Al momento, il modello è unico: una sneakers scamosciata nella versione da corsa e da strada che, in negozio (attualmente la si può trovare da Selfridges a Londra) costa rispettivamente 525 euro e 690 euro. Tre mesi fa hanno preso il volo verso la capitale inglese circa 200 paia «ma quindici giorni fa ci hanno chiesto un riassortimento», agginge Ciccioli. A lui hanno chiesto di gestire il brand. «Vediamo come procede il progetto – dice –, ma poi dovrò organizzarmi diversamente. Loro cercano la qualità artigianale del nostro distretto e preferiscono lavorare con piccole realtà».