Fermo, Caso Emmanuel. Diffamò il testimone, le accuse a Rossi

Il racconto di Pisana Bachetti, la vittima delle offese

Nella foto, il luogo dell’aggressione

Nella foto, il luogo dell’aggressione

Fermo, 16 luglio 2019 - Diffamazione a mezzo stampa e internet. Questa l’accusa per la quale ieri mattina è comparso davanti al tribunale di Ascoli l’ex presidente della Provincia di Ascoli e attuale consigliere comunale a Fermo, Massimo Rossi, che è sotto processo insieme ad altre cinque persone, Mario Broglia, Michele Allochis, Fabrizio Illuminati, Andrea Mochi e Marco Tocilj.

Una vicenda che ci riporta al 2016, all’epoca dell’omicidio di Emmanuel Chidi Nnamdi di nazionalità nigeriana. Il 7 luglio del 2016 Massimo Rossi pubblicò su Facebook un post a commento di articoli di quotidiani nel quale definì come «improbabile testimone» Pisana Bachetti, una donna che era presente all’omicidio dell’extracomunitario.

Così facendo, secondo la Procura di Ascoli avrebbe offeso la sua reputazione perché attraverso quelle parole l’avrebbe sostanzialmente accusata di aver reso false dichiarazioni per ragioni di discriminazione razziale. Nel tempo gli investigatori, anche in base al racconto della testimone, stabilirono che Amedeo Mancini, il fermano inizialmente accusato di omicidio, in realtà aveva subito un’aggressione fisica da parte di Nnamdi che brandiva un paletto della segnaletica stradale; conseguenza di una frase pronuncia una ventina di minuti prima dell’episodio e ritenuta razzista. 

Una testimonianza contraria a quella della moglie dell’extracomunitario deceduto che riferì all’epoca che suo marito era stato aggredito e massacrato con un paletto. L’autopsia dimostrò poi che Emmanuel era stato raggiunto da un solo pugno ed è morto per aver battuto la testa a terra. Rossi fu uno dei promotori del comitato 5 luglio, nato per difendere i diritti di Emmanuel. Contestò la testimonianza della Bachetti che l’ha denunciato e si è costituita parte civile contro di lui e gli altri quattro imputati accusati di averla diffamata commentando il post su Facebook. 

La sua vita dopo quella testimonianza è diventata un inferno e ieri lo ha raccontato in tribunale. Nel riportare un’intervista della fermana risalente al 2014 quando la donna salvò dei gattini che alcuni cinesi stavano cercando di catturare Rossi scrisse: «purtroppo stavolta non c’è la sorte di amabili micetti ma la vita di un essere umano, la cui unica colpa è stata quella di cercare protezione in un paese in cui spargere impunemente, dai media e dai banchi parlamentari, razzismo e xenofobia sulle teste vuote di milioni di italiani, è pane quotidiano». Nei successivi commenti, riferendosi alla Bachetti, è stato scritto: «la sua idea razzista e xenofoba», «se non dovesse pensarci la giustizia, dovremo pensarci noi e chi di noi la conosce ad allontanarla con un senso di schifo», «la solita mitomane pazza», «ed ecco la mitomane, la super testimone», «è una mitomane professionista».