Ercoli: "Ero neo pensionato ma sono tornato in reparto Mesi tremendi, non scordiamoli"

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Ludovico Ercoli aveva concluso la sua carriera negli ospedali pubblici due mesi fa, era in pensione dopo aver vissuto anni di grandi soddisfazioni come pneumologo. Quando è scoppiata l’epidemia da Covid è stato richiamato in servizio e non ha avuto esitazioni, nel giro di pochi giorni eccolo all’ospedale Murri, dove tanti sanitari si erano già infettati e c’era una grande carenza proprio di pneumologi. "Mia moglie non era particolarmente felice - sorride Ercoli -, ha costruito per me a casa un percorso Covid. Ma è medico anche lei, alla fine mi ha appoggiato. Devo dire che in quei mesi tremendi, di fronte a tutta quella sofferenza, tutto il resto diventava talmente relativo da non contare più nulla". Ercoli ricorda i giorni di lavoro vestito come un marziano, con i pazienti che non potevano avere visite e soffrivano la paura di morire e la solitudine: "Le famiglie a casa aspettavano la nostra telefonata per avere notizie, quando chiamavo percepivo l’attesa, l’ansia, la preoccupazione. Ancora oggi quando facciamo le visite di controllo mi dicono tutti di quei timori, di quella giornate che sembravano non finire mai. Siamo arrivati a questo punto perché abbiamo potuto contare su una sanità pubblica di altissimo livello, non dobbiamo dimenticarcelo mai, abbiamo fatto tanti progressi, ci siamo dovuti rimettere in gioco per costruire conoscenze e competenze. Quello che sappiamo oggi del Covid lo abbiamo imparato e lo stiamo ancora imparando proprio con i pazienti che abbiamo avuto". Oggi sembra di essere fuori dal tunnel ma guai ad abbassare la guardia: "Sappiamo cosa fare se il virus torna, ma una eventuale seconda epidemia dipende da noi, dai nostri comportamenti. Non è tempo di abbassare la guardia, noi abbiamo fatto e faremo la nostra parte ma abbiamo tutti la responsabilità della salute degli altri".

a. m.© RIPRODUZIONE RISERVATA