Gli ha chiesto un’ingente somma di denaro minacciandolo che, se non avesse pagato, avrebbe ucciso lui e la sua famiglia. La vittima dell’estorsione, però, si è rivolta alla polizia di Fermo che ha fatto scattare una trappola, in cui è caduto un pesce grosso, molto grosso. In manette, infatti, è finito Salvatore Annacondia, il 67enne mafioso pugliese, a cui sono stati attribuiti 72 omicidi, ed ex collaboratore di giustizia. Annacondia, boss indiscusso della malavita organizzata pugliese dal 1980 al 1990, è stato prima residente a Porto San Giorgio durante il programma di protezione, per poi spostarsi a Civitanova Marche per questioni di lavoro. Annacondia si era rifatto una vita e per molti anni aveva filato dritto, poi l’interruzione dei benefici dei collaboratori di giustizia e il ritorno in campo nella malavita. Ecco allora che nei giorni scorsi ha deciso di tornare sulla vecchia strada, cercando di estorcere denaro ad un imprenditore fermano minacciando di morte lui e la sua famiglia. Le pressanti richieste hanno, però, ottenuto l’effetto contrario perché l’imprenditore, terrorizzato, invece di pagare, si è rivolto agli uomini della questura di Fermo per chiedere aiuto. I poliziotti, vista la situazione, hanno consigliato alla vittima di fingere di acconsentire al ricatto, mentre loro si sarebbero appostati nel luogo della consegna del denaro. Così è stato. L’imprenditore, una volta data la conferma di voler pagare, ha ricevuto istruzioni per l’incontro fissato a Civitanova Marche. Una volta individuato il luogo, però, ad attendere Annacondia c’erano gli uomini della questura di Fermo, che hanno arrestato il 67enne in flagranza di reato. L’uomo, difeso dall’avvocato Gabriele Cofanelli, attualmente si trova in carcere.
"Al momento non so molto – spiega l’avvocato Cofanelli – posso confermare che il mio assistito è finito in manette e che mercoledì mattina è prevista l’udienza di convalida dell’arresto. Abbiamo presentato un ricorso perché Annacondia venga nuovamente ammesso al programma protezione testimoni". Bocche cucite in questura riguardo ai particolari dell’operazione coordinata dalla Procura della Repubblica di Macerata. Le indagini, infatti, sono ancora in corso e il sospetto è che le vittime di estorsione da parte di Annacondia possano essere molte di più. La storia di Annacondia è una di quelle che sembrano segnate fin da ragazzino. Lasciò la scuola in giovane età per diventare operaio in una marmeria di Trani. Ma il destino lo attese dietro l’angolo: nel 1972, all’età di 14 anni, perse la mano a seguito di un’esplosione avvenuta mentre stava pescando a strascico. Da qui il suo soprannome "Manomozza". L’incidente gli fece perdere il lavoro nella marmeria e così iniziò la sua ascesa nel mondo della malavita. Nel 1989 diventò ufficialmente un componente di Cosa Nostra ed entrò nel gruppo di Nitto Santapaola per poi formare un ramo mafioso in Puglia. Nel 1991 divento collaboratore di giustizia.
Fabio Castori