Eutanasia, malattie e sofferenza La battaglia dell’associazione Luca Coscioni

L’eutanasia consiste nell’assecondare la volontà di un individuo (la cui qualità della vita sia permanentemente compromessa da una malattia) nel procurarne la morte. Esistono due tipi di eutanasia: la prima è l’eutanasia attiva, cioè il provocare la morte di qualcuno in accordo con la sua volontà o con quella del suo tutore legale, per esempio attraverso un’iniezione. Quella passiva invece è il rinunciare all’avviamento di terapie salvavita. Esiste inoltre anche la pratica del suicidio assistito, in cui il malato riceve dal medico un farmaco letale ma lo assume autonomamente. A partire dal 2002 in diversi Paesi è iniziato un percorso di legalizzazione dell’eutanasia, anche se alcuni Stati hanno autorizzato solamente il suicidio assistito o l’eutanasia passiva. In Italia l’eutanasia è illegale e costituisce un reato. Tuttavia, a seguito della campagna ‘Eutanasia Legale’ promossa dall’associazione Luca Coscioni, il 3 marzo 2016, per la prima volta nella storia del Parlamento Italiano, è iniziato il dibattito sulle ‘norme in materia dell’eutanasia’ senza però mai arrivare a una votazione. Nel gennaio 2019 il Parlamento ha ripreso il dibattito che anche questo si è arenato. L’associazione Luca Coscioni ha promosso una raccolta firme (svoltasi anche online) per l’approvazione di un referendum sull’eutanasia. Sono state raccolte e depositate in Corte di Cassazione 1 239 423 firme, ma la corte costituzionale il 15 febbraio 2022 ha valutato il quesito inammissibile. Il 10 marzo la Camera dei Deputati ha approvato la proposta di legge sul suicidio assistito che ora passerà al Senato. Se l’eutanasia fosse legale, diminuirebbero le sofferenze di persone la cui vita è compromessa dalla malattia. Nessuno costringerebbe gli individui a morire, ma si darebbe a chi non vuole più soffrire una possibilità per smettere di farlo.

Classe II H